Con la nomina del nuovo board della Fondazione CRT, che sarà eletto il 14 aprile, si chiude la difficile stagione degli scontri interni, dei veleni e dei “patti occulti”, che per oltre un anno ha contrassegnato la vita dell’ente di palazzo Perrone di San Martino, vicino al commissariamento da parte del ministero dell’Economia.
Per il consiglio di amministrazione della fondazione, uno dei principali azionisti di Unicredit, è in campo una sola lista, con sei nomi condivisi insieme alle istituzioni: tra loro c’è l’imprenditrice vinicola albese Roberta Ceretto, classe 1972, presidente e responsabile della comunicazione della storica cantina di famiglia. Ceretto era stata nominata in consiglio generale lo scorso anno, in una terna di nomi indicati dalla Provincia di Cuneo.
Insieme all’imprenditrice sono stati scelti Luisa Vuillermoz, direttrice della Fondazione Grand Paradis, l’ex vicerettore del Politecnico di Torino Luca Settineri, l’ex responsabile della comunicazione della Juventus Claudio Albanese, l’imprenditore e vicepresidente della Camera di Commercio di Torino Enzo Pompilio D’Alicandro e Paola Casagrande, che è stata dirigente di spicco della Regione Piemonte. I criteri seguiti per la nomina dei consiglieri rispondono a principi di parità di genere - sono tre uomini e tre donne - e rappresentanza territoriale e istituzionale. Il consiglio avrà una connotazione ancora più “rosa” se si considerano anche la presidente Anna Maria Poggi e la segretaria generale Patrizia Polliotto.
Alla scelta dei nomi si è arrivati grazie al lavoro dei tre “saggi” scelti dal consiglio di indirizzo - Cristina Di Bari, Michele Rosboch e Giampiero Leo. La presidente Poggi parla di “un lavoro intenso, fatto in grande armonia dal consiglio di indirizzo, preludio dell'apertura di una nuova stagione della Fondazione”.
Il 14 aprile - a quasi un anno dalle dimissioni dell’ex presidente Fabrizio Palenzona, succeduto a Giovanni Quaglia - il consiglio di indirizzo delibererà anche sul bilancio dell'ultimo esercizio, il migliore degli ultimi quindici anni. Subito dopo, commissioni e gruppi di lavoro cominceranno a mettere a punto il piano triennale della fondazione, con l’obiettivo di approvarlo prima dell'estate. Per garantire il lavoro necessario i consiglieri - secondo quanto si apprende - hanno accettato di superare il numero di commissioni per le quali ricevono il gettone di presenza.