Come nel gioco della musica - quello in cui su corre in circolo, per poi cercare di sedersi non appena il motivetto si interrompe - anche a palazzo Vitale è piombato il silenzio e ha cristallizzato la situazione: c’è chi ha fatto in tempo a trovare posto e chi è rimasto in piedi, come sempre accade.
La votazione che si terrà venerdì, a questo punto, ha il senso di una mera ratifica. Il nuovo presidente è Mauro Gola, classe 1966, imprenditore del ramo informatico, alla guida degli industriali cuneesi per sei anni e della Camera di Commercio per quattro. Gli ultimi eventuali dubbi in merito si sono dissipati settimane fa, quando è apparso chiaro che l’unico possibile sfidante, l’ex sindaco di Cuneo Federico Borgna, non aveva i numeri per competere contro la sua candidatura.
Restava però da definire la fisionomia del consiglio di amministrazione, dove insieme al presidente eletto siedono due vice e quattro consiglieri. Un flebile tentativo di piazzare alla vicepresidenza Borgna, che pare sia stato avanzato dalla sindaca di Cuneo e dagli altri suoi sostenitori, si è schiantato contro le ragioni della rappresentatività territoriale: se c’è un cuneese alla presidenza, i vice devono essere di Alba e di Mondovì come sempre è stato. E così è anche questa volta: per Alba c’è l’uscente e rientrante Francesco Cappello, commercialista, che in CRC è appena stato presidente “facente funzioni” per una manciata di giorni. Per Mondovì il nome è quello di Elena Merlatti, in ossequio anche all’alternanza di genere. Ex assessore alle politiche sociali nella giunta di centrodestra guidata da Stefano Viglione (finito anche lui in Fondazione, come responsabile della segreteria), sarà la prima donna a ricoprire l’incarico. Il Monregalese e l’Albese avranno anche altri due nomi in consiglio di amministrazione: uno dovrebbe essere quello di Mirco Spinardi, ex sindaco di Farigliano, confermato su nomina del comune di Villanova Mondovì, l’altro Mario Canova, geometra albese, designato dal comune di Canale.
A Cuneo si presentava la situazione più critica: non fosse bastata la contesa tutta interna per la presidenza, nel capoluogo ci si è scannati anche sui due nomi da piazzare nel CdA. Fino a sfiorare la crisi politica,
con il clamoroso “strappo” del gruppo Centro per Cuneo in Consiglio comunale:
“Fondazione CRC è patrimonio comune della collettività, non di qualcuno” ha ammonito, ancora questa sera, la sindaca Manassero. Parole rituali, come è rituale l’appello all’“autonomia” dell’ente. Alla fine Borgna, che aveva rischiato di essere sconfitto due volte, sarà nell’assise ristretta. L’altro nome per l’area cuneese - ma estraneo al comune, e anzi gradito piuttosto al centrodestra - è quello del borgarino
Mauro Bernardi, attuale presidente dell’Atl e del Cuneo Calcio. I centristi, saliti sulle barricate per imporre alla sindaca la nomina di Beppe Delfino, ad di Acda,
escono ridimensionati. Ma è difficile pensare che quanto è successo ieri in sala consiliare non avrà strascichi:
“Sappiamo che è accaduto qualcosa di serio - ha ammesso stasera Manassero -
e ho parlato di ricatto per un semplice motivo: perché penso di aver sempre offerto spazio al confronto in qualsiasi momento e su qualsiasi tema. L’uscita mi ha messa veramente in difficoltà, ma ci siamo detti che abbiamo una responsabilità verso la città e che i nodi, quando ci sono, vanno affrontati: non ci sottrarremo e li affronteremo uno per uno”.