Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 194ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. A causa dell’emergenza Covid-19 la rilevazione è stata posticipata ed è stata condotta nei mesi di maggio e giugno con riferimento ai dati del periodo gennaio-marzo 2020, ha coinvolto 1.859 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 93.848 addetti e un valore pari a circa 51,9 miliardi di euro di fatturato.
Dall’indagine emerge come, nel periodo gennaio-marzo 2020, la produzione industriale piemontese abbia registrato un crollo del -5,7% sull’analogo periodo dell’anno precedente. L’indicatore in questi ultimi anni aveva già evidenziato un graduale indebolimento (-0,5% in media d’anno 2019, +1,0% nel 2018, +3,6% nel 2017), la pandemia di Covid-19, sebbene iniziata solo a metà del trimestre in esame, ha aggravato ulteriormente le criticità presenti, impattando in maniera violenta sul comparto manifatturiero regionale.
Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, ha commentato: “Il Piemonte sta vivendo un'altra crisi, del tutto imprevista e nuova. Le imprese hanno fatto del loro meglio per adattarsi, riconvertirsi o modificare le proprie produzioni. Spesso con grande creatività e inventiva. Ma ora spetta all’intero mondo istituzionale dare una risposta concreta e ampia ai vari settori che, purtroppo, continuano a soffrire: dal turismo al commercio, dall’industria all’artigianato e all’agricoltura. Le aspettative degli imprenditori per il secondo trimestre sono ancora improntate al pessimismo, per le chiusure del mese di aprile: non abbiamo più tempo, dobbiamo adottare soluzioni efficaci che permettano ai nostri imprenditori di traghettare le proprie aziende al di là di questa emergenza. E penso al ruolo importante del credito, della cassa integrazione, del sostegno all’export. Sfruttiamo con lungimiranza le risorse che l’Europa ci mette a disposizione: guardiamo con coraggio all’innovazione e alla trasformazione digitale, veri passepartout dello sviluppo economico”.
Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo ha dichiarato: “In questa situazione imprevedibile e sotto molti aspetti drammatica abbiamo fatto e stiamo facendo tutto il possibile per contenere l’onda d’urto. Basti pensare che nei mesi di marzo e aprile la banca ha processato oltre 600mila pratiche di credito, rispetto ad un milione di pratiche all'anno lavorate precedentemente all'emergenza provocata dal Covid-19. Questo grazie alla digitalizzazione e al lavoro di task force che hanno affiancato le nostre filiali sul territorio. Ricordo i passaggi chiave: la moratoria immediata, già a febbraio, per mutui e prestiti, la conversione delle linee di credito per dare liquidità e consentire i pagamenti di fornitori e stipendi, i finanziamenti aggiuntivi agevolati, i plafond dedicati ai settori più colpiti come il turismo e l’artigianato, i prestiti fino a 25.000 euro con preammortamento a due anni – ad oggi solo in Piemonte 10.000 erogazioni già sul conto corrente dei clienti -, i prestiti con garanzia Sace ed infine l’anticipo della cassa integrazione in deroga, una misura, secondo noi, di alta responsabilità sociale. L’emergenza non è finita e i dati parlano chiaro, ma finalmente possiamo ora lavorare con la prospettiva della ripartenza. In Piemonte abbiamo donato 1,7 milioni di euro al sistema sanitario e nei primi sei mesi dell’anno abbiamo messo a disposizione 2 miliardi alle piccole e medie aziende. Con questo abbiamo voluto dire che per questa Regione abbiamo cuore e gambe. Adesso bisogna unire capacità e intelletti per plasmarne il futuro. Per le pmi della filiera stiamo lavorando ad accordi specifici con le imprese champion, a livello istituzionale stiamo partecipando attivamente al dialogo con mondo imprenditoriale, università e amministrazioni pubbliche, e che sono convinto darà i suoi frutti”.
“L’economia italiana – ha affermato Fabrizio Simonini, Regional Manager Nord Ovest UniCredit – ha subito un arresto improvviso a causa della crisi epidemiologica che si è abbattuta sul Paese. Fin da subito, abbiamo studiato tutte le modalità di supporto agli imprenditori che hanno visto la propria attività bloccata dalle disposizioni governative. Da inizio crisi abbiamo erogato più di un miliardo di euro a circa 47 mila aziende italiane che hanno presentato le richieste per un finanziamento fino a 25 mila euro con garanzia dello Stato, sulla base del decreto liquidità. In Piemonte, solo per portare alcuni esempi, abbiamo supportato la ripresa dell’attività di realtà importanti come Venchi, storica azienda produttrice di cioccolato e gelato di altissima qualità, il Gruppo Cellino, che conta 9 impianti produttivi e circa 500 dipendenti nel settore dell’acciaio e alluminio in provincia di Torino, Eutourist, azienda specializzata nella settore della ristorazione collettiva. Le iniziative a sostegno del territorio non sono finite qui. Abbiamo anche scelto di anticipare alla Regione Piemonte una donazione di 500 mila euro, frutto dei fondi che verranno raccolti nel corso dell’anno tramite UniCredit Card Flexia Classic Etica, e affiancato la Croce Rossa di Torino e Cuneo con una donazione di oltre 35 mila euro per l’acquisto di mascherine, materiale sanitario e dispositivi medici. In definitiva, abbiamo garantito un supporto a realtà imprenditoriali, enti e associazioni piemontesi, per non lasciarle sole ad affrontare la crisi”.
Il calo della produzione industriale si associa all’andamento negativo evidenziato da tutti gli altri principali indicatori. Gli ordinativi frenano del 5,9% sul mercato interno e del 2,6% sul mercato estero. La flessione del fatturato totale si attesta al 4,8%, la componente estera cala del 2,9%. Il grado di utilizzo degli impianti scende di 10 punti rispetto all’analogo periodo del 2019.
A livello settoriale, fatta eccezione per il comparto alimentare, che ha mostrato una sostanziale stabilità (+0,1%) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, tutti i principali comparti della manifattura regionale hanno evidenziato cali significati.
Il settore più colpito è stato quello della meccanica, la produzione di questo comparto è crollata dell’11,6%. Decisamente negativo anche il risultato dell’industria dei metalli (-8,4%). Non sono andati molto meglio il comparto dei mezzi di trasporto, che ha registrato una contrazione della produzione del 7,4% e la filiera tessile (-6,4%). L’industria del legno e del mobile (-4,1%) ha segnato una contrazione inferiore alla media regionale, così come il settore dell’elettricità e dell’elettronica (-2,8%) e quello della chimica/plastica (-1,1%).
Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, settore cardine della manifatturiera regionale, va evidenziato come il calo complessivo sia dovuto a un crollo della produzione di autovetture, pari al 25,6%, nonché a una contrazione a doppia cifra dell’aerospazio (-15,9%). Il fermo delle attività produttive non ha guardato alla dimensione aziendale. Nel I trimestre 2020 tutte le classi dimensionali hanno infatti mostrato un calo della produzione, che è risultato più accentuato per le micro (0-9 addetti; -7,7%) e le grandi imprese (oltre 250 addetti; -8,3%). Le piccole realtà (10-49 addetti) hanno registrato una contrazione produttiva del 3,0% rispetto al I trimestre 2019 e le medie aziende (50-249 addetti) un calo del 4,0%.
Il segno meno ha caratterizzato la produzione industriale del tessuto manifatturiero di tutte le province piemontesi.
La battuta d’arresto più pesante ha riguardato, in questi primi tre mesi del 2020, le aziende del Verbano Cusio Ossola (-9,6%). Il capoluogo regionale non si è discostato di molto, segnando una flessione del 6,5% rispetto all’analogo periodo del 2019. Un calo in linea con quello medio piemontese è stato registrato a Novara (-5,7%). La produzione manifatturiera è diminuita rispettivamente del 5,0% e del 4,7% a Biella e a Vercelli. Flessioni leggermente più contenute, grazie alla tenuta dell’industria alimentare, sono state invece segnate nei territori del sud del Piemonte. Alessandria ha evidenziato una riduzione della produzione del 4,2%, Asti un calo del 4,1% e Cuneo del 2,7%.