CUNEO - Granda al lavoro, 2016 "orfano" degli effetti del Jobs Act: il tempo indeterminato cala del 30 per cento

Confapi: Pmi risentono di normative fiscali e amministrative ancora incerte

10/01/2017 20:01

Gli andamenti occupazionali accertati più di recente su scala nazionale trovano un analogo riscontro di segno purtroppo negativo nelle rilevazioni del mercato regionale del lavoro in Piemonte aggiornate allo scorso mese di settembre e diffuse nel periodo natalizio.
Il dato provinciale cuneese non riesce purtroppo a eccepire la sequenza sfavorevole accertata ai livelli superiori e tende a confermare le sensazioni e le indicazioni che erano a loro tempo emerse dalle attività congiunturali condotte dall'Associazione delle PMI della Granda aderenti al Sistema Confapi.
"I dati aggiornati - spiegano i vertici associativi, Presidente Pierantonio Invernizzi e Vice Giuseppe Rossetto e Luciano Piovano - ribadiscono un concetto semplice ma non ancora scontato nelle politiche economiche a cui stiamo assistendo da parte dei vari livelli pubblici. Il lavoro riparte concretamente se a ripartire è l'impresa, e quindi se si continua a non agire sul quadro complessivo in cui le aziende operano dal punto di vista fiscale, amministrativo e finanziario, ogni incentivo accordato, per quanto sostanzioso possa essere nell'immediato, è destinato a esaurire la propria efficacia in un breve arco di tempo. Le disposizioni racchiuse nella legge di stabilità e nel collegato decreto fiscale, sebbene inizino ad andare nella direzione auspicata, con la rottamazione delle più spropositate pretese esattive gravanti su Cittadini e Imprese e con la previsione di una prima fiscalità organica di favore per le PMI, necessitano di correzioni urgenti in corso d'opera, in quanto non sono rari i casi in cui il passaggio al nuovo ordinamento rende indeducibile tutta una serie di costi importanti per le Aziende medio-piccole o in cui si continua a non tenere conto che il perdurare della crisi economica, sia generale che regionale, ha ridotto al lumicino la liquidità disponibile per tanti operatori economici che rischiano comunque di non poter rientrare nei provvedimenti di regolarizzazione fiscale".
I numeri. Nel periodo compreso fra gennaio e settembre dello scorso anno, se confrontato con gli stessi nove mesi del 2015, le assunzioni nella Granda, considerate al netto di quelle giornaliere che si esauriscono al massimo il giorno dopo, sono calate di 6,5 punti percentuali, corrispondenti a oltre 4800 contratti di lavoro in meno. La quasi totalità del dato negativo risulta gravare sulle fasce di età dai 25 ai 49 anni. In termini settoriali, l'industria risulta in calo del 7 per cento, le costruzioni del 10 e il comparto dei servizi del 14 per cento, con la sola eccezione positiva dell'agricoltura anche se i suoi numeri assoluti non sono tali da controbilanciare gli altri ambiti economici. Anche analizzando la situazione dal punto di vista delle tipologie contrattuali, si conferma che pure nella Granda le decontribuzioni fissate a livello nazionale non hanno sortito gli effetti sperati, con un calo addirittura di oltre il 30 per cento del lavoro a tempo indeterminato dal 2015 al 2016. In pratica, da un periodo all'altro, la tendenza è stata di un contratto stabile in meno ogni tre ex novo.
"Il dibattito sulla regolamentazione normativa e fiscale del mercato del lavoro è beninteso importante come condizione di sistema - concludono i tre dirigenti di categoria - ma cristallizzarsi su questo aspetto non giova alla ripresa economica e occupazionale nel suo complesso. Chiaramente, in un contesto di crescita molto bassa o tendente allo zero, la flessibilità può sostenere come anche ha sostenuto inserimenti lavorativi che altrimenti non si sarebbero verificati. Tuttavia occorre agire in maniera sistemica su tutti gli altri versanti, per esempio con un Fiscal Act o un Bureaucratic Act, per consentire all'Impresa di recuperare quella liquidità o quella agilità operativa senza le quali le dinamiche del lavoro continueranno a risentirne".
Ultimo appunto sul rapporto con l'agricoltura. "I dati aggiornati confermano che le scelte intraprese da Confapi si muovono nella direzione giusta - aggiungono ancora Invernizzi, Rossetto e Piovano - L'agroalimentare e l'agrobusiness, a situazione vigente, consentono di mettere in moto delle sinergie con il mondo industriale tali da favorire occupazione nuova e di qualità collegata a investimenti produttivi, logistici e commerciali ad alto contenuto innovativo e di area vasta. La collaborazione che, come Confapi Cuneo, abbiamo instaurato con il prestigioso Ente Fiera di Parma va esattamente in questo senso e annuncia sviluppi molto importanti per l'intera agro-economia della provincia Granda".

c.s.

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