Questa è la storia di un bel progetto, iniziato oltre tre anni fa e che ha portato nel capoluogo della Granda, nel week end dal 20 al 22 maggio, ben due grandi eventi di respiro nazionale e che si sono svolti in maniera esemplare. Con migliaia di persone in città da tutta Italia, senza disagi e con il gran finale delle Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica dell'Aeronautica Militare che per la prima volta nella sua storia ha volato nei cieli sopra Cuneo.
Venerdì 20 maggio 13esima tappa del Giro d’Italia e celebrazioni per il 69esimo Raduno nazionale dei Bersaglieri in contemporanea. La città era addobbata con il rosa del Giro d’Italia e con i simboli tipici dei bersaglieri, dalle vetrine dei negozi alle magliette e i cappellini dei bambini sulle strade. Corso Nizza, con il suo rettilineo, è stato il punto d’arrivo dal primo pomeriggio della tappa del Giro d’Italia, giunto quest’anno all’edizione numero 105, che da Sanremo è arrivata a Cuneo passando per il Colle di Nava. La cosiddetta "Tappa Bartali" è stata vinta da Arnaud Démare (150 km in 3h1816’’), alla media di 45.393 km, a seguire Phil Bauhaus e Mark Cavendish.
Intanto i Bersaglieri, fin dalle prime ore del mattino, iniziavano con alzabandiera al monumento ai caduti, convegni, cerimonie, sfilate con le fanfare e incontri anche in altri comuni della Provincia Granda. Un’organizzazione impeccabile, transenne, stand, tribune e podio sono stati smantellati in poche ore per far posto al clou delle celebrazioni del 69esimo Raduno dei Bersaglieri con tutto il loro carico di attaccamento al tricolore, all’onore, alle tradizioni. Le Fanfare, oltre 55, i tipici cappelli “Vaira” con il piumetto, formato da piume di gallo cedrone, migliaia di soldati in servizio o in congedo che hanno attraversato la città con il tipico “passo di corsa” al suono di trombe e fanfare. E poi “le storiche carriole, le biciclette pieghevoli che venivano usate per velocizzare le comunicazioni – come spiega Tarcisio Tirloni, bersagliere in congedo originario di Milano ma residente da tempo vicino a Torino – furono utilizzate già dal 1920 su proposta del capitano Luigi Natali che le progettò per rendere più facile il trasporto alle prime pattuglie di ciclisti che potevano metterle in spalla quando non servivano. Io ero nelle truppe d’assalto di Pordenone e le usavamo spesso. Non lo dimenticherò mai il servizio in questo reparto, perché chi è stato bersagliere una volta, è bersagliere per sempre”.
Tanti gli eventi, i concerti e le celebrazioni in programma che hanno portato a Cuneo l’allegria e i colori dei Bersaglieri e che hanno visto una grande partecipazione da parte del pubblico. Concerti, esibizioni militari e parate in varie zone della città, medagliere e convegni ospitati nel Salone d’onore del Comune, e strade e ristoranti pieni di persone come non succedeva da prima dell’emergenza Covid.
“Il primo bilancio della manifestazione è sicuramente positivo e ci rende soddisfatti per gli sforzi fatti per realizzarlo – così il presidente del Comitato organizzatore dei Bersaglieri, Guido Galavotti - dopo un lungo percorso preparatorio durato oltre 3 anni dall’idea iniziale, tutto è andato per il meglio. Devo ringraziare le istituzioni comunali e la fondazione Crc per il sostegno dato alla nostra iniziativa realizzata in concomitanza anche con l’arrivo della 13 tappa de Giro d’Italia. Al presidente della Fondazione Ezio Raviola abbiamo consegnato venerdì una miniatura del “Monumento al Bersagliere" progettata dell'architetto torinese Paolo Montagnino e al vice presidente Enrico Collidà, il famoso cappello con il piumetto”.
Cappello tradizionale “realizzato con piume di gallo cedrone che vanno dalle 200 alle 600 piume in servizio, fino alle 1200 inserite dai Bersaglieri in congedo – ci spiegano a margine delle esibizioni presso lop stadio comunale, Luigi Napoli, primo luogotenente del 1° Reggimento Bersaglieri di Cosenza e il caporal maggiore Francesco Basile, venuti a Cuneo per la prima volta -. Una città splendida e pulita. Siamo stati accolti benissimo e con molto calore da parte dei cuneesi. Cuneo dovrebbe essere un passaggio obbligato per far capire agli italiani come si vive in una città modello. E poi per scoprire i piatti tipici, dalla battuta di Fassona ai ravioli del plin fino al Bunet. Viaggio lungo da Cosenza, ma ne è valsa la pena di venire”.