Le importazioni in Italia di grano proveniente dall’Ucraina sono triplicate nell’ultimo anno per un quantitativo pari a 358 milioni di chili, in aumento del 193% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati ISTAT relativi al 2022 in riferimento alla discussione in atto sulla necessità di erogare sostegni agli agricoltori europei che hanno subìto ingenti perdite per il crollo delle quotazioni, a causa del quale Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno deciso di fermarne l’import nonostante le osservazioni della Commissione Europea.
Su mercato europeo – spiega Coldiretti Cuneo – sono in atto evidenti distorsioni commerciali nel settore dei cereali favorite dall’afflusso di grano ucraino che avrebbe dovuto essere invece destinato soprattutto a fronteggiare il pericolo carestia nei Paesi poveri del Nord Africa e dell’Asia. La realtà – precisa la Coldiretti – è però diversa e sono in atto speculazioni al ribasso che hanno portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale del 30% nell’ultimo anno, su valori che sono scesi ad appena 28 centesimi al chilo.
Solo il 55% dei prodotti agricoli che hanno lasciato l’Ucraina dopo l’accordo hanno raggiunto i Paesi in via di sviluppo, come quelli del Nord Africa e dell’Asia, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga sui prodotti agricoli partiti da agosto 2022 a febbraio 2023 dai porti di Chornomorsk (36,4% del totale), Yuzhny (35,8%) e Odessa (27,8%). Sul podio dei Paesi che hanno beneficiato di più dell’accordo ci sono la Cina, la Spagna e la Turchia ma l’Italia, con 1,76 milioni di tonnellate di prodotti agricoli tra grano, mais e olio di girasole, si colloca al quarto posto.
Lo studio condotto da Unearthed e Lighthouse Reports parla di profitti di 1,9 miliardi di dollari realizzati dai 10 più grandi hedge funds (fondi speculativi) del mondo attraverso manovre sui prezzi nel commercio di cereali e semi di soia.
“La guerra – dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – ha moltiplicato le manovre speculative sui prodotti alimentari. Si è creata prima una bolla speculativa che ha fatto rialzare i prezzi dei prodotti agricoli, rendendoli inaccessibili alle popolazioni più povere del mondo e poi, anche a seguito dei rallentamenti del trasporto via mare, ha inondato via treno l’Unione Europea di prodotti di bassa qualità e basso costo che ha generato una spirale al ribasso con il crollo insostenibile delle quotazioni anche in Italia del grano nazionale”.
“È evidente ancora una volta quanto sia fondamentale ridurre sensibilmente la dipendenza dall’estero scegliendo la via dei progetti di filiera, come abbiamo fatto sul nostro territorio con l’accordo ‘Grano Piemonte’, per valorizzare al meglio le produzioni locali di grano, garantire una giusta remunerazione agli agricoltori e offrire completa tracciabilità e qualità ai consumatori” conclude il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.