Il negozio I Canapè nella centralissima contrada Mondovì è stato costretto a tirare giù le serrande definitivamente qualche giorno fa, il 23 dicembre. Roberta Barale aveva avviato la sua attività a ottobre 2018 e vendeva vari prodotti derivati dalla canapa, dall’abbigliamento agli alimentari. Il motivo della chiusura è da imputare all’entrata in vigore di una legge nel mese di settembre. “L’Italia ha inserito il CBD nell’elenco degli stupefacenti, in sostanza per vincolarne la vendita alle case farmaceutiche. Cosa che in realtà non potrebbe fare perché nel 2020 è stato dichiarato dall’Unione Europea che il CBD, non essendo psicotropo, non può essere considerato stupefacente”, spiega Roberta Barale.
La legge di settembre stabiliva che il CBD (cannabidiolo), cioè la cosiddetta cannabis light, sarebbe stata vendibile unicamente dalle farmacie dietro prescrizione medica. In precedenza, invece, si poteva trovare anche nei canapa shop, nelle erboristerie e in alcuni tabaccai. È utilizzato solitamente per lenire i dolori, trattare la schizofrenia, diminuire l’ansia, contrastare sintomi psicotici e favorire il rilassamento.
Dopo la legge è seguito un ricorso al Tar da parte dell’associazione Ici – Imprenditori canapa Italia per chiedere l’annullamento del decreto ministeriale e poi il blocco della normativa fino al processo che si sarebbe dovuto tenere il 24 ottobre. Ma la decisione è stata ulteriormente rinviata al 16 gennaio: “Non si sa come andrà, non si sa cosa decideranno e purtroppo io non ho la sfera di cristallo. Come tutte le persone, devo sostenere spese tutti i giorni, ho un mutuo da pagare, le bollette e i costi fissi del negozio, che senza il ricavato dall’olio non sono sostenibili”.
Dopo la legge di settembre le reazioni sono state immediate: “Il CBD non crea dipendenza e non comporta alcun danno per la salute umana”, aveva detto il segretario di Più Europa Riccardo Magi. Secondo l’associazione Luca Coscioni, “considerare stupefacente una molecola al centro di raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità perché efficace nel trattamento di diverse condizioni potrebbe aggiungere ostacoli burocratici allo stigma che purtroppo ancora accompagna l’uso medico della cannabis”.
La scelta per I Canapè è stata obbligata: “L’unica cosa da fare era vendere il più velocemente possibile l’olio che avevo in negozio prima dell’entrata in vigore della legge. Anzi, svendere l’olio ovviamente a un prezzo molto basso per non rischiare di avanzarne”. La chiusura qualche mese dopo è arrivata come diretta conseguenza: “L’olio con CBD era il 90% del mio fatturato. Appena la legge è entrata in vigore mi sono resa conto ben presto di quanto avrebbe inciso, come perdita, per la mia attività. E ho preso consapevolezza di quale sarebbe stato il mio destino”.
Nonostante la passione, Roberta non ha visto altre alternative quindi per portare avanti con tranquillità il suo negozio: “Devo pensare al mio futuro e andare verso un’altra direzione. A malincuore, perché ho sempre lavorato tantissimo. Gli affari andavano bene ed ero molto soddisfatta della mia attività, ho conosciuto persone meravigliose, a partire dai colleghi commercianti della contrada fino ai clienti che in molti casi sono diventati amici, abbiamo condiviso tanto e farò fatica a colmare quel vuoto”.
La proprietaria de I Canapè aveva già
cambiato vita in precedenza, lasciando un lavoro a tempo indeterminato come arredatrice da Sereno Mobili per cercare di coronare il sogno di aprire una sua attività insieme al compagno. E ora l’ennesimo cambio di programma:
“Bisogna tirarsi su le maniche e andare avanti. Non si può vivere in sospeso, nell’incertezza. Sono consapevole che il mercato della canapa in Italia è un tasto dolente, purtroppo. Ma non mi pento di averci creduto perché mi ha dato tanta soddisfazione. Sono stati cinque anni stupendi e di successo”.
Nonostante l’amarezza e le tante incognite future, dietro l’angolo ci sono altre possibilità e nuove occasioni per mettersi in gioco ancora una volta: “Adesso cambio vita, farò la social media manager. C’è molta richiesta ed è un lavoro che già facevo prima per la mia attività, quindi sono propositiva verso il futuro”.