"I Circoli non sono più pericolosi di un bar, di un'assemblea di condominio o di un luogo di lavoro, a meno che non si ritenga che la cittadinanza attiva, l’impegno civile, la cultura, la solidarietà e la coesione sociale siano elementi secondari o addirittura nocivi per il paese". Le Acli provinciali di Cuneo appoggiano la presa di posizione espressa ieri, mercoledì 9 dicembre, in un comunicato stampa congiunto di Acli, Arci e Aics Piemonte, in cui si auspica che l’esclusione dei circoli ricreativi, culturali e sociali dalle disposizioni che permettono la parziale riapertura dei luoghi di aggregazione disposta dai recenti provvedimenti del Governo si possa rapidamente superare.
Si legge nella nota diffusa dalle ACLI cuneesi: "I circoli infatti, grazie alle attività sociali che in essi si svolgono, sono parte attiva e propositiva della società, un valore aggiunto per il progresso civile e democratico. Le Acli hanno a cuore la salute di tutti, riconoscendola come un bene primario: per questo hanno fatto il possibile per garantire lo svolgimento delle proprie attività in piena sicurezza, offrendo non solo occasioni di socialità e sostegno reciproco, ma anche azioni di
solidarietà, attraverso l’impegno di centinaia di volontari. Nonostante questo, in provincia di Cuneo ci sono ben 74 Circoli Acli che attualmente non hanno potuto fare la domanda e quindi non hanno percepito nessun tipo di bonus o ristoro, perché in possesso di un codice ATECO non previsto, pur svolgendo le stesse
attività per le quali, ai privati, sono concessi tali provvedimenti. Di qui il sostegno alle richieste avanzate da Acli, Arci e Aics Piemonte (a cui va il grazie delle Acli cuneesi per l’impegno profuso) affinché si possano riaprire i circoli in sicurezza; vengano ampliate le misure di ristoro a favore dell’associazionismo e si attivino interventi rapidi ed efficaci a favore dei circoli".