La benzina aumenta, le bollette toccano cifre molto elevate, i prodotti sugli scaffali del supermercato sono sempre più cari, ma gli stipendi sono bloccati da anni. In un periodo storico come quello che stiamo affrontando anche le attività produttive locali fanno fatica ad arrivare con tranquillità alla fine del mese. Proprio per questo motivo è importante che anche i comuni facciano la loro parte, non lasciando soli i commercianti. Ogni amministrazione ha la possibilità di investire del denaro negli esercizi locali. È possibile conoscere queste somme perché sono indicate nei bilanci comunali alla voce relativa alle attività di promozione dello sviluppo e della competitività, in cui rientrano varie spese, tra cui quelle legate al supporto delle industrie, dell’artigianato locale, del commercio e altri servizi connessi alla pubblica utilità (come le farmacie e le parafarmacia).
Secondo i dati della fondazione Openpolis disponibili gratuitamente sul loro sito, in Italia i comuni dedicano in media 18,43 euro pro capite a questa missione. E, sebbene una spesa molto elevata non corrisponda direttamente a una buona gestione dei soldi, le cifre possono comunque aiutare a dare un quadro generale della situazione italiana. In Piemonte, l’amministrazione che investe di più nel sostentamento delle attività commerciali è Exilles, in provincia di Torino, con un importo ben superiore alla media nazionale: 1.062,28 euro per persona. Al secondo posto si trova Rassa, un paese di 65 abitanti in provincia di Vercelli, con 834,19 euro e al terzo posto Ronco Canavese, nella zona di Torino, con 489,30 euro pro capite. I dati evidenziano anche che la città capoluogo di regione ha avuto un incremento della spesa pari al 14,1% se si considera il periodo che va dal 2016 al 2021.
In provincia Granda il comune che spende di più è Faule, al confine con la città metropolitana di Torino, con 315,04 euro per persona. La seguono Torresina, vicino a Ceva, con 262,50 euro e Ostana, nei pressi di Saluzzo, con 259,82 euro. Al fondo della classifica provinciale, invece, si collocano Frabosa Soprana e Villafalletto con 0,10 euro e Cherasco con una cifra di poco inferiore: appena 0,08 euro. Il capoluogo di provincia è nella seconda metà della classifica con una somma decisamente più bassa della media nazionale: 10,71 euro pro capite.
La situazione nel resto d’Italia
La grande città che registra le spese più alte per sostenere le attività economiche è Trieste con 29,18 euro pro capite. La seguono Napoli (26,55 euro) e Venezia (21,14 euro). Quattro sono le amministrazioni delle grandi città che invece non superano la soglia dei dieci euro: Padova (8,65 euro), Verona (7,08 euro), Bologna (4,35 euro) e Messina (3,14 euro). Le amministrazioni che in media investono di più in questo settore sono quelle altoatesine (38,78 euro), valdostane (33,72 euro) e toscane (29,00 euro). Dall’altro lato della classifica si trovano invece i comuni pugliesi (11,14 euro), calabresi (10,98 euro) e veneti (7,82 euro). Il record nazionale di spesa se lo aggiudica Tortorella, un piccolo paese di 480 abitanti in provincia di Salerno, che investe ben 2.324,04 euro per persona. Gli altri due comuni che spendono cifre superiori a mille euro sono Morigerati, sempre nel salernitano, con 1.083,47 euro ed Exilles che si aggiudica il record regionale del Piemonte.