Martedì 10 ottobre è la settantacinquesima giornata mondiale della salute mentale e, in questa occasione, la torre civica di Cuneo si illuminerà di verde, il colore scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per la salute mentale. Inoltre, tutte le città più grandi del cuneese proporranno alcune attività per sensibilizzare e rendere visibili i luoghi dell’accoglienza e della cura. Martedì 10 ottobre dalle 15.30 alle 17.30 lo spazio ascolto giovani in corso Dante 46, a Cuneo, aprirà le porte a tutti coloro che desiderano conoscerlo meglio. A Mondovì, in piazza Franco Centro, dalle 16.00 alle 19.00 ci saranno tornei di calcio balilla gratuiti, con mostra fotografica e apericena al caffè sociale. Giovedì 12 ottobre a Cuneo, in via Manfredi di Luserna, dalle 17.00 alle 19.00 ci sarà l’inaugurazione della mostra artistica “NOI?” che si concluderà con un aperitivo musicale. Infine, venerdì 13 dalle 18.00 alle 20.30 alla casa del quartiere Donatello in via Rostagni 23/l (Cuneo) si potrà partecipare a un laboratorio di teatro con i ragazzi e le ragazze di Teatro in bottiglia, a cui seguirà una cena collettiva.
Il 10 ottobre è una giornata per ricordare che quello della salute mentale è un settore fondamentale, che necessita di investimenti economici, tecnologici e umani ingenti. Che non deve essere abbandonato a sé stesso e non si può basare unicamente sulla buona volontà e sul senso di sacrificio del personale. La situazione dei dipartimenti di salute mentale, infatti, nonostante il benessere psicologico sia considerato dall’Oms un diritto universale, è preoccupante. “Parlando della salute mentale io riassumerei così: diritti negati e doveri disattesi”, dice Francesco Risso, direttore del dipartimento di salute mentale interaziendale dell’Asl Cn1 e dell’Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle.
“I dati sono angoscianti se si analizza l’espansione epocale dei disturbi mentali che, lo ricordiamo, sono la prima causa di disabilità nel mondo occidentale, sono così diffusi che ormai hanno un carattere quasi epidemico. Inoltre, colpiscono le persone sempre più giovani causando una gravissima disabilità nelle possibilità di vita, nello studio e nel lavoro”.
Parlando di “diritti negati e doveri disattesi” il dottor Risso fa riferimento, tra le altre cose, al gravissimo problema di sottofinanziamento della sanità pubblica non solo cuneese o piemontese, ma più in generale dell’Italia intera. “Nel nostro Paese dovrebbe essere dedicato a questo ambito il 5-6% del Pil, mentre adesso siamo intorno al 4%. Molti altri Stati dell’Europa dedicano il 10-12% delle risorse del pil al fondo sanitario”. E questo depauperamento, al contrario di come spesso si pensa, non riguarda solo il sud Italia, ma anche il nord, anche regioni che dovrebbero fare da capofila come la Lombardia e il Veneto, oltre che il Piemonte.
“Con questo sottofinanziamento i diritti dei pazienti vengono negati e i doveri costituzionali disattesi”. La mancanza di investimenti – che è una carenza sia economica sia di personale – ha gravi ricadute sulla prevenzione. “Prima si arriva e prima si ottengono esiti migliori, ma questo vale per tutte le patologie. I disturbi mentali poi hanno un’età di esordio sempre più precoce”. La corretta prevenzione permetterebbe di risparmiare risorse perché eviterebbe in molti casi il ricorso ai ricoveri e aumenterebbe le possibilità di guarigione. “La colpa – dice Francesco Risso – è da imputare alla poca attenzione della politica negli ultimi vent’anni. È un paradosso perché se non si fa prevenzione il rischio è che aumentino i tassi di suicidio e di cronicità, con costi di conseguenza aumentati successivamente”. In generale, tutto il fondo sanitario dovrebbe essere implementato. “In Italia solo la salute mentale dovrebbe avere circa due miliardi in più. Il mio auspicio è che si faccia più attenzione a questo settore per le enormi ricadute che ci sono sui ragazzi e sulle loro famiglie”.
La situazione nel cuneese è molto grave a causa della mancanza di risorse. “Abbiamo i reparti di psichiatria che tutti i giorni hanno minori ricoverati ma questi ambienti non sono adatti per accogliere ragazzini. In Piemonte non ci sono posti letto dedicati a loro anche se sono anni che se ne parla. Solo al Regina Margherita a Torino ci sono, ma nella struttura hanno una saturazione oltre il 100% quindi è impossibile ricoverare ancora minori nei reparti di neuropsichiatria infantile”. Dunque, i ragazzi finiscono in pediatria oppure in psichiatria.
Nel discorso della mancanza di risorse si inserisce quello della carenza di personale. “I dipartimenti hanno perso dal 30 al 50% di risorse tra medici, infermieri, educatori e personale specializzato. Nei reparti del cuneese io dovrei avere quarantacinque psichiatri, invece ne ho trenta”. Nonostante le difficoltà, fortunatamente le liste d’attesa per accedere ai servizi di salute mentale non sono infinite come quelle degli altri ambiti. “Nel dipartimento abbiamo un tempo di attesa di 15-20 giorni anche se mancano quindici psichiatri”.
Secondo il direttore del dipartimento di salute mentale, tutte le province o le principali città dovrebbero avere posti letto dedicati ai minori con personale preparato. “Prendiamo come esempio i disturbi del comportamento alimentare. Non ci sono strutture dedicate in Piemonte, anche se è il disturbo che, più di altri, è aumentato in questi ultimi anni. Ci sono solo strutture extraregionali, come a Todi. Quindi la ragazzina o il ragazzino in questione verrà sradicato dal suo contesto e la sua famiglia dovrà sobbarcarsi oltre 600 km per farlo curare”.
Tra tutti i problemi e le difficoltà del settore una nota positiva c’è: il cambiamento di mentalità nei confronti della salute mentale. “Il pregiudizio esiste ancora, ma molto meno di una volta. I giovani fortunatamente non si fanno certi problemi, la maggior parte dice che se ne avesse bisogno accederebbe al servizio senza troppe perplessità”.
Proprio i ragazzi sono al centro del progetto “Cantiere adolescenti” realizzato grazie alla sinergia tra più servizi nel cuneese. “È stata un’azione comune del dipartimento di salute mentale, neuropsichiatria infantile, psicologia, sert, dipartimento di prevenzione e consorzio socioassistenziale del cuneese. Si tratta di punti di ascolto gratuiti distribuiti nei centri delle principali città della Granda e a cui i ragazzi possono accedere se hanno una problematica anche solo relazionale”. Nei centri ci sono psicologi formati che, se colgono un malessere più profondo, possono inviare i ragazzi ai centri specialistici. “In questi anni siamo riusciti a creare questa sinergia che cerca di compensare le gravi carenze esistenti nel sistema. A un certo punto però se c’è una carenza profonda si arriva a una situazione di non ritorno. Per questo bisogna intervenire subito”.
A Cuneo “Cantiere adolescenti” si trova in corso Dante 46 (telefono: 338-3669862, anche senza prenotazione telefonica), a Mondovì in corso Statuto 2c, a Savigliano è possibile parlare direttamente con gli operatori telefonando al numero 338-3669866 martedì dalle 13.30 alle 15.00 o mandando un messaggio su Whatsapp in altri orari, a Saluzzo chiamando il numero 338-3669885.