I ghiacciai alpini sono destinati ad estinguersi entro la metà di questo secolo. È quanto affermato da Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società Meteorologica Italiana, intervenuto ieri, mercoledì 23 novembre, durante la presentazione del rendiconto nivometrico relativo all’inverno 2021-2022 organizzata da Arpa Piemonte.
Mercalli ha fatto il punto sulla situazione del clima, del riscaldamento globale e delle conseguenze che questo avrà sulle nostre montagne: “La stagione estiva 2022 è stata drammatica per i nostri ghiacciai alpini. Abbiamo perso quattro metri di spessore mentre la media degli anni già negativi precedenti era di un metro e trenta: praticamente abbiamo consumato in una sola estate quello che andava via in tre, perdendo un capitale idrico importantissimo, perché in un'annata di siccità almeno questa fusione dei ghiacciai ha tamponato la crisi dei nostri fiumi, ma è tutta acqua che non troveremo più per le possibili siccità del futuro”.
Poi la previsione citata in apertura: “I ghiacciai alpini si stanno consumando e sono destinati a estinguersi più o meno attorno alla metà di questo secolo a causa del continuo aumento della temperatura. In questo contesto l'accordo di collaborazione tra Società Meteorologica Italiana e Arpa è fondamentale perché entrambe le strutture hanno dei siti di monitoraggio in alta quota, per esempio Arpa sul permafrost e Società Metereologica sul ghiacciaio Ciardonay nel Gran Paradiso, e quindi bisogna mettere a fattor comune informazioni e dati per arrivare a una conoscenza complessiva dei fenomeni sull'arco alpino occidentale”.
Il climatologo ha anche illustrato alcuni dati, contenuti nella presentazione dal titolo “Quale sarà il destino dei ghiacciai e della risorsa idrica?” (consultabile a
questo link). Il 2022 in Piemonte ha presentato temperature sopra la media in tutti i mesi, ad eccezione di marzo e aprile, mentre il mese di ottobre è stato il più caldo mai registrato in Europa (circa 2°C sopra la media). Tra gli esempi citati quello del 29 ottobre, quando si è verificata la notte “tropicale” più tardiva della storia austriaca, con 20,4 °C a 1000 metri di quota.
Tornando ai ghiacciai, citato il caso del Ciardoney, sul Gran Paradiso, con fioriture individuate il 1° giugno in punti in cui avrebbero dovuto esserci ancora due metri di neve residua e con la scomparsa del manto nevoso già a maggio, un mese e mezzo prima del solito. Questo, in conclusione, il quadro tracciato per le Alpi nei prossimi decenni: “Ghiacciai solo sopra i 4 mila metri, neve per poche settimane in pieno inverno, estati troppo calde e secche, fasce climatiche spostate verso l'alto di quasi mille metri: le Alpi somiglieranno sempre più alle montagne del Nord Africa o del Medioriente”.