“I medici di medicina generale devono essere le ‘sentinelle’ sul territorio in questo periodo di emergenza. Secondo il nuovo accordo sottoscritto saranno in grado di disporre la quarantena dei pazienti, prescrivere i tamponi e di procedere alla prima parte del tracciamento dei contatti. Saranno loro a far partire il procedimento autorizzativo del test”. E’ una delle “riforme” della sanità piemontese illustrate nel pomeriggio di oggi, venerdì 8 maggio, da Ferruccio Fazio, coordinatore della “task force” della Regione per la riorganizzazione della rete sanitaria territoriale.
Durante la videoconferenza sul sistema di monitoraggio durante la “fase 2” dell’emergenza Coronavirus, il sindaco di Garessio ha inoltre illustrato quella che sarà la riforma della rete dei medici di medicina generale: “Ad oggi possono lavorare in diversi modi. Un medico di base può lavorare da solo, in Piemonte sono il 24%. Può poi lavorare in “associazione semplice”: sono medici che danno disponibilità a visitare pazienti di altri colleghi, in regione sono l’11%. Si tratta di sistemi meno efficienti ed integrati e in Piemonte la percentuale è troppo alta. I medici possono poi lavorare “in rete”: ogni dottore lavora nel suo studio, ma condivide software e gestionali con altri colleghi. Infine c’è il sistema migliore, la “medicina di gruppo”: ne sono un esempio le Case della Salute. I medici condividono sede, software gestionali, personale di studio, modalità operative, con ambulatori che hanno orari più estesi”.
Quale il problema attuale in Piemonte? Spiega Fazio: “Ad oggi per legge è imposto un tetto del 30% del totale alla medicina di gruppo e del 40% alla medicina di rete. In questo modo abbiamo 400 medici in attesa: avrebbero voluto lavorare in associazionismo ma non rientravano nei tetti, altri hanno rinunciato direttamente alla domanda essendo a conoscenza dei limiti. Con la nostra riforma portiamo al 40% il tetto per la medicina di gruppo, al 60% quello per la medicina di rete”.
Un piano che costerà 15 milioni di euro l’anno: "Cifra importante, - spiega l’ex Ministro della Salute - ma che permetterà di fornire al territorio un servizio fondamentale”.