Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del Coordinamento per la Mobilità Integrata e Sostenibile, sigla che rappresenta anche i pendolari delle tratte ferroviarie della Granda:
Il Coordinamento per la Mobilità Integrata e Sostenibile (Co.M.I.S.) scrive la presente a riscontro delle recenti dichiarazioni dell’assessore regionale ai trasporti Marco Gabusi ed alla risposta da egli fornita all’interrogazione presentata in Consiglio Regionale dal consigliere Maurizio Marello.
In un’intervista apparsa sul quotidiano La Stampa, edizione di Asti, l’assessore afferma di non essere contro i treni ma il suo operato, fin da quando ricopriva la carica di sindaco di Canelli, si è sempre rivelato ostile al trasporto su ferro, atteggiamento rimasto coerente anche nel suo mandato presso la Regione Piemonte. Pur riconoscendo le difficoltà incontrate, causa problemi di bilancio e debitorie verso Trenitalia, la dimostrazione della sua avversità si evince dalla pessima gestione del periodo Covid e nella mancanza di programmazione per riportare il servizio ad un livello accettabile in generale ma soprattutto a beneficio di tutto il territorio regionale.
Appare ormai evidente che da punto di vista ferroviario il Piemonte si suddivida in aree di categoria A, sostanzialmente quelle interessate dal Servizio Ferroviario Metropolitano, e altre di serie B, quelle servite dal Servizio Ferroviario Regionale, escludendo le linee fondamentali (Torino-Milano; Torino-Genova). In quest’ultimo caso vi sono territori che hanno subito drastiche riduzioni di servizio, addirittura assente nei fine settimana lasciando intere zone prive di collegamenti. La situazione risulta particolarmente grave nella parte Sud Est della Regione anche alla luce del fatto che per quelle zone non si rilevano intenti di sviluppo.
Nella risposta fornita da Gabusi all’interrogazione del Consigliere Maurizio Marello, rileviamo poca chiarezza nelle idee esposte, ad esempio quando cita la linea Novara-Biella che fino a qualche giorno fa l’assessore promuoveva per la sperimentazione della trazione ad idrogeno ed ora ritorna al progetto iniziale di elettrificazione, unico percorribile a completamento dell’asse con Santhià già elettrificato. Egli dichiara inoltre che “rispetto alle ferrovie regionali, la Regione Piemonte ha lo stanziamento maggiore in Italia con 140 milioni di euro per la Canavesana e la Torino-Ceres, che consentiranno l’ammodernamento, la funzionalità e l’interconnessione alla rete nazionale”. Siamo sicuramente soddisfatti dello stanziamento di risorse per le ferrovie ex GTT ma allo stesso tempo aumenta il nostro rammarico per la mancanza d’impegno per le altre aree soprattutto in questo momento in cui le risorse ci sono, del PNRR, del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, a bilancio delle Ferrovie dello Stato. Con tristezza ed un po’ di rabbia registriamo che tutte le altre regioni hanno presentato progetti per lo sviluppo infrastrutturale e di servizio mentre il Piemonte è rimasto fanalino di coda perdendo quel prestigio a livello nazionale riconosciutogli fino a qualche decennio di anni fa per capillarità ed organizzazione.
Allora ci chiediamo quale siano le cause di questa situazione: imperizia? Negligenza? Mancanza di volontà? Oppure una mescolanza di tutte e tre? Abbiamo detto che le risorse ci sono quindi si dovrebbero presentare progetti concreti e che soprattutto rispettino i dettami per essere finanziati. È ormai arcinoto che gli obiettivi generali volgano alla diminuzione del traffico veicolare privato sulle strade trasferendolo il più possibile su quello pubblico, con preferenza per quello ferroviario, di gran lunga il meno inquinante ed il più sicuro. Se a questo aggiungiamo che due delle linee guida dettate dall’Europa per l’ottenimento dei fondi stanziati con il PNRR mirano a contribuire alla transizione ambientale, alla resilienza e sostenibilità dei sistemi socioeconomici ed a ridurre le disuguaglianze sociali e territoriali, risulta ancor più comprensibile che la progettazione di un servizio ferroviario efficiente, capillare ed integrato con gli altri mezzi di trasporto pubblici e privati, sia indispensabile.
Sicuramente le grandi opere citate in varie occasioni dall’assessore, TAV e Terzo valico, sono importanti ma facciamo notare che ci sono altri interventi essenziali che servirebbero alle aree interne lontane dagli assi di collegamento principali, per gli spostamenti quotidiani delle persone per studio o lavoro, che agevolerebbe i turisti che arrivano nella nostra Regione con i treni ad alta velocità o con la rete fondamentale e che vogliono visitare i paesi della provincia.
Parliamo ovviamente delle ferrovie in esercizio ma con un servizio insufficiente (Asti-Acqui Terme; Alessandria-Chivasso) e di quelle sospese che avrebbero potenzialità enormi se adeguatamente sfruttate. Allora iniziamo a ripristinare il servizio com’era prima del Covid e contemporaneamente progettiamo la riattivazione delle linee sospese: Alessandria-Ovada; Alessandria-Castagnole Lanze (Cavallermaggiore); Asti-Alba; Asti-Casale Monferrato-Mortara; Asti-Chivasso; Cavallermaggiore-Bra; Cuneo-Saluzzo-Savigliano; Cuneo-Mondovì; Novara-Varallo Sesia; Santhià-Arona; Vercelli-Casale Monferrato.
In ripetute occasioni l’assessore ha dichiarato “devo gestire il servizio con le risorse che ho” ma anche in questo caso evidenziamo che sarebbe compito suo ricercarne di aggiuntive, redigendo progetti da presentare al Fondo Nazionale dei Trasporti dal quale lo Stato trasferisce fondi alle Regioni per far funzionare i treni ed i bus. Anche in questo la Regione Piemonte perde il confronto con la maggior parte delle altre che invece hanno aumentato i passeggeri a fronte di investimenti finalizzati ad un servizio migliore. Con rammarico notiamo che Gabusi persiste nella sua posizione di assoluta chiusura, evidenziata anche dal totale rifiuto al dialogo, impedendoci di apportare il nostro contributo al miglioramento dei trasporti nella nostra Regione, grazie alla nostra esperienza quotidiana “sul campo”. Con questo atteggiamento il rischio grave è di perdere opportunità importanti (vedasi i fondi del PNRR per la mobilità sostenibile) contribuendo al mancato sviluppo dei territori ed alla limitazione del diritto delle persone a spostarsi.
Oggettivamente, chi ha veramente a cuore la cura e lo sviluppo sostenibile dei nostri territori di provincia deve avere un approccio diverso da quello tenuto dall’attuale amministrazione regionale e soprattutto pensare e predisporre dei progetti, rispettosi dell’ambiente ed a favore di una migliore qualità di vita degli abitanti, che sarebbe importante condividere con i territori per una costruzione partecipata finalizzata ad una migliore efficacia degli interventi. Esortiamo quindi l’assessore Gabusi e tutti i suoi colleghi ad operare una svolta nelle loro politiche e ad aprirsi al dialogo con tutti e per questo rinnoviamo per l’ennesima volta l’invito ad un incontro per un confronto aperto in merito a idee e programmi per il futuro.