In Piemonte l’11,8% delle persone dichiara un reddito inferiore ai 9 mila euro annui. Un dato inferiore alla media nazionale, che si attesta al 14%. La percentuale sale per i giovani: il 23,8% degli under 29 dichiara meno di 9 mila euro. Nel 2022, secondo stime Inps, su 100 mila nuovi contratti stipulati per gli under 29 in Piemonte, solo 12 mila hanno riguardato assunzioni a tempo indeterminato. Sono alcuni dei dati elaborati dai Caf delle Acli del Piemonte, presentati ieri a Torino nell’ambito del rapporto “Lavoro Povero” realizzato insieme alla Cisl.
Commenta Mario Tretola, presidente ACLI Piemonte, nel comunicato stampa di presentazione del rapporto: “L’impoverimento, non solo materiale, del lavoro narra di impiego nero o grigio, di mancanza di rinnovi contrattuali, di moltiplicarsi di contratti collettivi pirata, ma anche di una tendenza consolidata anche nel settore pubblico al ‘massimo ribasso’, con conseguenze spesso dirette su tutele e redditi dei lavoratori impiegati dalle imprese”.
“Serve andare a rimuovere le diseguaglianze dove si creano - afferma invece Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale ACLI - . Il salario minimo, il rinnovo dei contratti e la contrattazione collettiva erga omnes sono dunque misure essenziali per ristabilire eguaglianza e inclusione sociale, insieme al rinnovo dei contratti. Innanzitutto è necessario intervenire sulla piaga dei working poor, i ‘lavoratori poveri’, quindi, arrestando la proliferazione dei cosiddetti ‘contratti pirata’, il cui esito certo è quello di creare lavoratori di serie A e di serie B”.