Il nostro territorio vive un grave problema che riguarda il sistema dei trasporti su gomma. Nei mesi estivi è emerso con ulteriore chiarezza in seguito alla frana del traforo del Frejus e ai lavori previsti nel traforo del Monte Bianco. Ma non è un problema emerso di recente: la valle Stura, in particolare cittadine come Demonte e Aisone, ne soffre da anni e Uncem Piemonte aveva sollevato la questione già nove anni fa.
“Ne parliamo da anni, per questo fa un po’ specie sentire ora parlare di emergenza. In questo periodo rischiavamo di avere i due collegamenti principali con la Francia chiusi. Il che è folle, soprattutto se si pensa la questione in un’ottica di strategie di trasporti europea”, dice Roberto Colombero, presidente di Uncem Piemonte.
Quello dei trasporti è un sistema, quindi “se si incricca qualcosa come è avvenuto nelle settimane passate di conseguenza va male tutto”. Ma è un discorso molto più ampio, che non tocca unicamente alcune valli piemontesi e la valle d’Aosta, “si tratta di come colleghiamo due Paesi dell’Unione Europea. Riguarda scelte che probabilmente non sono state fatte o sono state prese ma gestite poi con estrema difficoltà, un esempio è la Tav”. Al centro di questo sistema di trasporti si trovano le Alpi e, di conseguenza, chi ancora abita questi luoghi. “Non vogliamo trovare i responsabili. Quello che ci importa è capire come agire. Questa volta è toccata al Frejus, ma domani potrebbe venire giù una frana sul Bianco e il trasporto si andrebbe a ripercuotere sul Frejus. Non è sostenibile”.
Uncem Piemonte - che ha redatto un dossier sul tema disponibile sul loro sito internet - chiede di trovare una soluzione da nove anni, ma la situazione rispetto al 2014 non è molto diversa. E quasi diventa un’abitudine incontrare centinaia di tir se si sale o si scende attraversando la valle Stura. Ma per chi vive in quei luoghi è sempre più insostenibile il passaggio di tutti quei camion, senza poi dimenticare i gravissimi effetti sull’inquinamento atmosferico e acustico che gli abitanti subiscono quotidianamente. “Bisognerebbe capire quali sono le priorità: salvare la valle Stura o condannarla a morte”. Non esistono soluzioni intermedie. Secondo Colombero, se non si realizzerà la circonvallazione sarà necessario spostare lo stabilimento dell’acqua Sant’Anna. “Non si può pensare che i territori siano alla corvée di tutti i settori economici e delle strutture burocratiche dei ministeri. Per scelte e business di altri i territori poi muoiono”.
Il dibattito sul tema resta attivo. “Abbiamo fatto due incontri in questo periodo. Ne faremo poi un altro a Demonte e uno a Ormea. Su questa partita non vogliamo abbassare la guardia. È vero che qualcosa si è mosso perché la seconda canna del Frejus è stata fatta”, ma tanto resta ancora da fare.
Inoltre, servirebbe, secondo Colombero, un raddoppiamento del Bianco. “Il Governo sta facendo bene a rilanciare il tema. In ballo c’è anche la questione fondamentale della sicurezza. Il fatto che dovessero fare della manutenzione prevedendo la chiusura di quattro mesi all’anno per diciotto anni è un elemento che indica che si tratta di una struttura obsoleta”. Ma il problema, quando riguarda grandi opere in Italia, rimane sempre quello delle tempistiche, "passano decenni da quando queste opere vengono decise a quando vengono realizzate”.
Quando si parla del trasporto con i camion la questione torna sempre inevitabilmente sul ruolo che dovrebbero svolgere i collegamenti ferroviari. Se la nostra penisola fosse ben collegata con la Francia il traffico su gomma, di conseguenza, si allevierebbe notevolmente; ma purtroppo così non è.
Secondo Colombero sarebbe necessario mettere in campo una seria riflessione sulle modalità di trasporto. “Dubito che la soluzione sia far viaggiare centinaia di camion tutti i giorni. I trasporti su rotaia sarebbero fondamentali”. Pensare che andremo avanti con centinaia di tir al giorno in Valle Stura, Valle Susa o in Valle d’Aosta è insostenibile sia da un punto di vista ambientale che economico. “Probabilmente un giorno avremo i camion elettrici, ma nell’attesa bisogna fare delle scelte strategiche. Con i miliardi del Pnrr non era possibile finanziare opere stradali. Ma se vogliamo che un borgo viva sarebbe molto più utile una circonvallazione che un miliardo di euro sul bando dei borghi”, sostiene Colombero.
“I grandi traffici ora si stanno spostando sull’asse Milano-Genova. Ma il Piemonte vorrà dire qualcosa o guarderemo solamente gli altri andare avanti?”, si chiede il presidente di Uncem Piemonte. Un ruolo fondamentale, quindi, dovrebbe essere giocato dal capoluogo di regione, che dovrebbe farsi portavoce di tutti i bisogni del territorio, non solo di quelli della città. “Sono grandi partite politiche che vanno pianificate, condivise e realizzate. Se no tra dieci anni rifaremo un convegno in cui diremo che da vent’anni Uncem solleva queste problematiche senza in realtà aver risolto niente”.