È stato approvato all’unanimità dal Consiglio comunale di Cuneo, con le sole astensioni dei due consiglieri leghisti, l’ordine del giorno presentato dall’opposizione di sinistra per il riconoscimento del Porajmos, il ‘grande divoramento’ o ‘devastazione’, come in lingua rom si definisce lo sterminio degli zingari da parte delle armate naziste durante la seconda guerra mondiale.
Furono tra 500mila e 1,5 milioni, ricorda il consigliere di Cuneo per i Beni Comuni Ugo Sturlese, le vittime del genocidio in tutta Europa. In Italia Rom e Sinti vennero deportati in diversi campi di detenzione a partire dal 1942 e da lì trasferiti nei territori amministrati dalla Germania nazista: le testimonianze ricordano tra i luoghi di internamento quelli di Agnone e Campobasso in Molise, Perdasdefogu in Sardegna, Tossicia in Abruzzo, Montopoli di Sabina, Viterbo e Colle Fiorito nel Lazio, le isole Tremiti in Puglia.
La data scelta per commemorare questo tragico evento a livello internazionale è il 2 agosto, in memoria dell’eccidio di oltre 3mila zingari avvenuto in una notte del 1944 nel campo di Birkenau. Il massacro poneva fine a una singolare rivolta, caso quasi unico tra gli internati dei campi nazisti, durante la quale per ben tre mesi Rom e Sinti tennero testa con determinazione alle SS. Nel complesso, circa 19300 appartenenti a queste etnie perderanno la vita nella sola Auschwitz Birkenau durante il conflitto.
“Le pratiche disumane nei loro confronti - ricorda Sturlese - ebbero inizio già durante la repubblica democratica di Weimar, e furono portate alle conseguenze estreme con l’avvento del Terzo Reich”. Alcuni nomadi peraltro saranno attivi nelle file della Resistenza: a Cuneo si ricorda la figura di Amilcare Debar, che a soli 17 anni scampò alla fucilazione e con il nome di battaglia di ‘Corsaro’ divenne partigiano combattente nel battaglione ‘Dante Di Nanni’ della 48esima brigata garibaldina. Sopravvissuto ad Auschwitz, diventerà rappresentante del suo popolo all’Onu nel dopoguerra.
“Questo ordine del giorno non vuole essere una provocazione verso nessuno ma il ricordo di un evento drammatico” sottolinea il consigliere della sinistra cittadina, denunciando nel contempo “la pratica quasi esclusivamente italiana dei campi nomadi che coinvolge oggi 26mila persone, peraltro mai riconosciute come minoranza etnico linguistica e sottoposte a gravi discriminazioni”.
“Comportamenti al limite e oltre al limite della legge - conclude Sturlese - non possono essere negati ma sono frutto dell’emarginazione e del sovraffollamento dei campi”. Oggi in Italia la popolazione stimata di Rom e Sinti si aggira intorno alle 150mila persone, di cui circa la metà hanno cittadinanza italiana, un quarto sono apolidi e un quarto arrivano dall’Est Europa.