Il “passaggio necessario che era mancato”, per riprendere le parole della sindaca Patrizia Manassero, adesso c’è. Il Comune di Cuneo ha aderito in via ufficiale alla Fondazione Ospedale Cuneo presieduta da Silvia Merlo, dove peraltro gli era già riconosciuto un rappresentante in consiglio di amministrazione.
“La fondazione è una onlus che sta entrando nei parametri del terzo settore” ha spiegato la sindaca ai consiglieri, riprendendo le considerazioni già svolte
in occasione della commissione dedicata. Com’era accaduto in commissione, però, c’è chi dice no al nuovo statuto presentato: lo fa in primis
Giancarlo Boselli di Indipendenti, lo stesso consigliere che un anno fa aveva posto il problema dell’adesione formale - che finora non c’era mai stata.
Le ragioni sono quelle esposte alla presidente Merlo in commissione: troppa vaghezza negli scopi indicati, sostiene Boselli, in particolare là dove si menziona la possibilità di perseguire “interventi e prestazioni sanitarie”. Ma anche se lo statuto passa (e del resto, aveva fatto presente la Merlo, l’eventuale parere contrario del Comune non avrebbe comportato modifiche di sorta), sono in molti a condividere le perplessità. Insieme agli Indipendenti votano no l’opposizione di sinistra (Cuneo per i Beni Comuni e Cuneo Mia) e parte di quella di centrodestra (Forza Italia e SiAmo Cuneo): Fratelli d’Italia si astiene, mentre Lega e Indipendenza! non partecipano al voto. Pesano anche le due astensioni in maggioranza, da parte di Erio Ambrosino (indipendente eletto nel Pd) e Nino Pittari (gruppo misto).
“Ho letto lo statuto e ho fatto un salto sulla sedia” esordisce Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni: “Mi pare dia vita a un altro animale strano, in particolare nel suo ruolo rispetto al servizio sanitario nazionale. È dotato di una serie di competenze che vanno fino al patrimonio culturale e al paesaggio”. L’ex primario ospedaliero ammonisce circa una “esondazione di questa fondazione” già verificatasi, dice, quando a presiederla era Fulvio Moirano. Il riferimento è alla nota vicenda dell’individuazione del sito per la costruzione del nuovo ospedale, dove fu proprio la perizia commissionata dalla fondazione a far “pendere la bilancia” sul Carle. Ma la questione, obietta Sturlese, è più vasta: “Si dà per scontato che bisogna ricorrere a strumenti suppletivi: le fondazioni bancarie servono per finanziare il Comune e senza la Fondazione Ospedale l’ospedale non andrebbe avanti, e così via”.
È d’accordo Boselli, non immemore dei suoi antichi trascorsi socialisti: “Questi strumenti sono molto ‘amerikani’ con la kappa: chi ha molti soldi non è per forza insensibile. I ricchi sono sovente sensibili ai poveri ed è molto di moda la parola ‘charity’. È l’evoluzione di una sanità a cui non importa se la sanità pubblica non funziona, perché ci pensano i ricchi”. Con la delibera, ribadisce il consigliere, “viene proposto un nuovo statuto dove sostanzialmente la fondazione può fare tutto”. “Merlo spiega che l’assenza di scopo di lucro è un ombrello protettivo rispetto ai nostri timori” ricorda Boselli, ma di “eterogenesi” è piena la storia: un esempio? “Anche le cooperative sono diventate uno degli strumenti di maggiore sfruttamento della forza lavoro”.