Quale destino per palazzo Chiodo-Della Chiesa? Se lo chiede, o meglio lo chiede all’amministrazione comunale, la consigliera di minoranza Laura Menardi. L’esponente della lista civica Grande Cuneo ha depositato un’interrogazione alla Giunta chiedendo quali siano le intenzioni dell’organo esecutivo in merito al complesso cinquecentesco di via Cacciatori delle Alpi.
A quanto si apprende da voci di corridoio confermate dai fatti l’intendimento dell’amministrazione Borgna è quello di vendere il palazzo: in passato l’immobile, di pregio storico e artistico, era stato inserito dal Comune tra i beni alienabili e nelle scorse settimane ci sarebbe stata l’interlocuzione con un privato interessato all’acquisto. Palazzo Chiodo era entrato a far parte del patrimonio comunale sotto il sindaco Alberto Valmaggia: era il 2006 quando l’ente locale lo acquisì dai proprietari per 2,4 milioni di euro. Nel 2015, con la morte della baronessa Maria Alberto Chiodo Ronchetto Silvana, che secondo un accordo di “nuda proprietà” aveva diritto ad abitare in un appartamento interno al complesso, palazzo Chiodo entrò nella piena disponibilità del Comune. L’idea del Municipio era quella di ampliare la biblioteca, ma il progetto venne abbandonato anzitempo in quanto soltanto dopo l’acquisizione i tecnici accertarono che le solette non potevano reggere il peso di così tanti libri. Di qui una serie di progetti naufragati e tanti episodi di degrado urbano, come quando l’ultimo piano dello stabile fu interessato da un incendio, forse causato da alcuni abusivi che avevano preso a frequentare alcuni appartamenti del palazzo. Era il 2015.
“L’acquisto di un bene storico vale se è utile a qualcosa? Se diventa inutile può essere gettata via con completo disinteresse?”. Chiede retoricamente Laura Menardi nel documento presentato. La consigliera avanza anche alcune proposte per la riqualificazione dello stabile, che illustrerà nel prossimo Consiglio comunale, in programma lunedì 7 marzo: “Il Comune di Cuneo non potrebbe restaurare Palazzo Chiodo - si chiede la Menardi - in modo che diventi fiero museo di se stesso e sia avviato l’iter in tempi brevi, in modo da scongiurarne l’ulteriore colpevole decadimento?”. La rappresentante del mondo liberal pensa all’utilizzo del Landmark Trust britannico, magari in collaborazione con il FAI: “In tal modo si potrebbe mantenere in vita una testimonianza irrinunciabile del nostro patrimonio, un gioiello inusuale, unico nel suo genere per la città, in quanto completo dei propri affreschi tendaggi e arredi”. La prossima settimana la risposta dell’amministrazione nell’assemblea cittadina.