L’allerta maltempo sembra dare una tregua: dopo la violenta grandinata che negli ultimi giorni ha colpito un areale molto vasto, toccando nel cuneese Busca, Dronero, Caraglio, Tarantasca e nel monregalese, Villanova e Frabosa, si fa la conta dei danni in una stagione che ha visto nei primi cinque mesi del 2018 scendere oltre il 20 per cento in più di pioggia rispetto ai dodici mesi dell’anno scorso.
Il Po e tutti i suoi affluenti sono ingrossati da ormai più di un mese e sono costantemente monitorati: i terreni sono saturi d’acqua e ogni nuovo evento potrebbe
causare smottamenti a monte e inondazioni a valle. “Il lavoro agricolo è un’attività a cielo aperto, senza tetti e protezioni, quando accadono fenomeni come questi, insieme ai numerosi altri ripetutisi negli ultimi mesi in tutta la Provincia, è tanta la desolazione e lo sconforto da parte di imprenditori che si vedono portare via in pochi minuti il lavoro di un anno e spesso anche di più anni quando si tratta di impianti frutticoli – commentano Tino Arosio e Bruno Rivarossa di Coldiretti Cuneo -. Si capisce allora perché affrontare il tema dei cambiamenti climatici per gli agricoltori abbia un significato del tutto particolare, così come appare ancora più inaccettabile il danno provocato dalla burocrazia per il mancato pagamento dei rimborsi alle imprese agricole di circa 25 milioni di euro per l’assicurazione delle
colture”.
Dopo la terza grandinata in poche settimane, in molto impianti le reti non hanno retto, il che significa azzerare per molte aziende l’intero raccolto della frutta.
Al mancato raccolto, si aggiungono i costi per ricostruire gli impianti, senza contare che nei campi erano già pressoché concluse le operazioni colturali. I danni, nelle zone più colpite, sono pesanti per tutti i settori: frutticoltura e cerealicoltura, in primis, ma anche produzioni orticole, piccoli frutti, nocciole e vite. La percentuale di perdita del prodotto si attesta sul 30 – 40% per il frumento, per quanto riguarda la frutta, in particolare per pesche e mele negli impianti dove le reti
hanno resistito, è quantificabile intorno al 20 - 30 %. Il mais è da riseminare. I foraggi sono quasi tutti allettati.
“Questi fenomeni per quanto drammatici non devono trasformarsi in occasioni per piangersi addosso o per richiamare atteggiamenti pietistici – conclude Coldiretti Cuneo - ma possono trasformarsi in una utile occasione per rimettere al centro dell’attenzione dei consumatori e dei cittadini il ruolo dell’agricoltura e per accrescere
ancora di più la loro preferenza nelle scelte di acquisto di cibo dei nostri agricoltori sugli scaffali e nei mercati contadini di Campagna Amica”.