Possono essere passati pochi anni o parecchi decenni da quando eravamo bambini, ma l'entusiasmo per il passaggio del Giro d'Italia è una sensazione che è rimasta grossomodo immutata. Certo, negli anni la corsa rosa ha perso molto del suo romanticismo degli inizi, ma al netto dei tanti scandali che hanno accompagnato le due ruote nei tempi moderni la passione non si è spenta. Parliamo di uno sport pieno di miti, viventi e non, che ha ispirato decine di artisti. Dal De Gregori di 'Il Bandito e il Campione', dedicata al rapporto tra il malvivente Sante Pollastri (il bandito) e il ciclista Costante Girardengo (il campione), fino all’esaltante 'Gimondi e il Cannibale' di Enrico Ruggeri, ispirata dall'eterno secondo costretto a mangiare la polvere per la sfortuna di essere nato e di correre negli stessi anni di Eddy Merck.
Si parva licet componete magnis al Giro è dedicata anche l’uscita di ottobre del nostro mensile cartaceo. Tra immagini e aneddoti, non abbiamo volato tra gli orpelli della lingua, ma ci siamo prosaicamente concentrati su un racconto di tutte le volte che il Giro è passato in provincia di Cuneo. Con uno stile asciutto e diretto, in ottemperanza al rigore sabaudo, abbiamo ripercorso i 110 anni di storia della corsa rosa nel Cuneese, dal 1909 al 1919. Concludendo con una finestra sulla Alba-Sestriere, la tappa che il prossimo 24 ottobre farà sognare quei bambini un po' cresciuti che, nonostante la chioma incanutita, fantasticano di trovarsi sul colle dell'Agnello a battagliare per la conquista della maglia rosa.
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