CUNEO - Il nuovo ospedale a Confreria e un polo di medicina territoriale e ricerca in centro?

Mentre la maggioranza non trova la quadra in Consiglio comunale il Sindaco (pur senza esporsi troppo) pare avere le idee chiare sulla sanità post covid

Samuele Mattio 27/05/2020 11:28

“Il nuovo ospedale di Cuneo dovrà essere l’ospedale dei prossimi cent’anni”. In ossequio allo slogan che ne ha accompagnato la campagna elettorale Federico Borgna ‘guarda avanti’ e in Consiglio comunale traccia quella che secondo lui è la linea da seguire per vedere realizzato il nuovo Hub a Cuneo. 
 
Un intervento, quello pronunciato ieri sera dal primo cittadino, per certi versi ermetico ed ecumenico, ma che tra le righe ha lasciato intendere le sue ambiziose idee sul futuro del nosocomio. Ma andiamo per ordine.
 
In occasione della discussione dell’ordine del giorno sulla nuova sanità, il primo cittadino ha dato notizia del ritardo dello studio di fattibilità deciso nell’ultima commissione sull’ospedale. “L’emergenza sanitaria ha rallentato di tre mesi l’iter”, ha detto Borgna, ben guardandosi dal ricordare che l’analisi di massima sta per essere effettuata sull’area del Carle. La questione dell’ubicazione è il casus belli che ieri sera ha fatto sì, per usare le parole del consigliere di minoranza Nello Fierro, che la discussione sia finita “a pesci in faccia” tra i consiglieri di maggioranza. Per barcamenarsi tra chi vorrebbe una presa di posizione definitiva sul Carle (Pd, Crescere Insieme e parte di Centro per Cuneo), e chi invece sogna ancora che l’ospedale resti dov’è (Cuneo Solidale e l’ex Forza Italia Umberto Fino), il sindaco ha provato a lisciare il pelo dei secondi con una suggestione affascinante: “L’ospedale per acuti in un posto e nel luogo non scelto una struttura ambulatoriale che si occupi di post acuzie, ma anche di università e ricerca legata alla sanità del territorio”.
 
“Sarebbe una grande operazione di rigenerazione urbana”, ha affermato il sindaco, lanciando una proposta che si discosta nettamente da quanto ipotizzato nei mesi scorsi dal presidente della Fondazione Nuovo Ospedale, Fulvio Moirano, che aveva parlato di radere al suolo l’attuale edificio di via Michele Coppino. Borgna non lo ha detto chiaramente, ma una struttura del genere potrebbe essere ubicata esclusivamente in centro città: un polo per la ricerca e la medicina territoriale rivolto principalmente alle cronicità posizionato in frazione avrebbe poco senso. Va da sé che, pur senza prendere una posizione netta, il sindaco ha parlato come se la decisione fosse già presa in favore di Confreria. Il temporeggiare sul dove è probabilmente dato più dall’esigenza del mantenimento di equilibri politici e di consenso che da un reale tentennamento.
 
E se i tecnici incaricati della redazione dello studio di fattibilità hanno parlato di ulteriore aumento dei volumi necessari per ospitare le sezioni di un hub provinciale, superiore ai due volumi attualmente esistenti, vien da immaginare che il tenere le due porte aperte possa essere esclusivamente un modo per arrivare a far dire agli studi quello che è già evidente a tutti: la nuova struttura non potrà sorgere in centro, soprattutto per motivi di spazio. “Chi governa il treno sono i servizi, l’architettura è una conseguenza - ha detto il sindaco, spiegando come il coronavirus abbia cambiato il modo di concepire la sanità, ma anche come il nuovo corso debba avere spazio per essere pensato - Dobbiamo avere la forza di immaginare Cuneo come il primo ospedale italiano post emergenza covid. Riuscire a farlo è un passo avanti in un cammino che si dovrà concludere in breve tempo”.
 
E i soldi? Borgna, europeista convinto, non ha remore a parlare chiaramente di MES: “Nei prossimi anni saranno allocate ingenti risorse che ragionevolmente finiranno nell’organizzazione della rete sanitaria, compresa la realizzazione di nuovi ospedali: abbiamo il dovere di fare la nostra parte nel mettere in condizione la Regione di partire con gli investimenti del nuovo ospedale di Cuneo”. Insomma, l’impressione è che sul tema l’amministrazione comunale abbia le idee molto più chiare di quanto voglia far credere, nonostante gli apparenti tentennamenti. Già nelle prossime settimane, quando lo studio di fattibilità sarà completato, se ne capirà qualcosa in più. 
 
 

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