CUNEO - Il Piemonte regione pilota per i parti in anonimato

I rappresentanti dell’Associazione nazionale delle famiglie adottive e affidatarie auditi in Commissione sanità

29/01/2025 15:19

Informare quanto più possibile i cittadini sulla possibilità di ricorrere al parto in anonimato e sui servizi offerti dalla Regione alle gestanti in grave difficoltà, per evitare la soppressione o l’abbandono dei neonati, fatti che purtroppo le cronache talvolta riportano. È l’appello lanciato dai rappresentanti dell’Associazione nazionale delle famiglie adottive e affidatarie (Anfaa) e dei quattro soggetti gestori delle funzioni socioassistenziali competenti in materia di gestanti, auditi ieri mattina – su richiesta del M5s – in Commissione Sanità, presieduta dal presidente Luigi Icardi e dal vicepresidente Daniele Valle.
 
“Solo in Italia e, con modalità diverse, in Francia è possibile ricorrere al parto in anonimato a tutela della partoriente e del neonato e il Piemonte è l’unica regione ad aver legiferato in materia”, ha ricordato Frida Tonizzo di Anfaa.
 
“Un’opportunità – ha aggiunto – che spesso è ignorata proprio dalle gestanti che si trovano in grave difficoltà, sovente giovani o giovanissime, non di rado straniere, che necessitano di interventi socioassistenziali prima, durante e dopo il parto per mancanza di lavoro, casa o sussidi”.
 
Claudia Roffino, sempre di Anfaa, ha invece evidenziato la necessità di “cercare le donne in difficoltà, accoglierle, assisterle e aiutarle a scegliere se riconoscere o no il proprio figlio senza pregiudizi perché una donna che partorisce in anonimato non è altro che una donna in difficoltà che sta dicendo: ‘non sono in grado di fare la mamma’”.
 
A questo proposito, hanno aggiunto, “abbiamo ottenuto che la possibilità di ricorrere al parto in anonimato sia inserita nella nuova edizione dell’Agenda di gravidanza realizzata dalla Regione”.
 
Citando un rapporto di Save the Children, entrambe hanno espresso riserve sull’efficacia delle “culle per la vita”, che “rischiano di incentivare parti senza l’adeguata assistenza sanitaria per la mamma e per il bambino, lasciando la partoriente completamente in balia di sé stessa” e chiesto che si valuti di ritirare l’ordine del giorno in materia, recentemente approvato dall’Assemblea.
 
Sono intervenuti, per richieste di chiarimenti, Silvio Magliano (Lista Cirio), Sarah Disabato (M5s), Monica Canalis e Laura Pompeo (Pd).
 
Per quanto riguarda i rappresentanti dei gestori delle funzioni socioassistenziali – Città di Torino, Consorzio socioassistenziale (Csac) del Cuneese, Cissaca di Alessandria e Comune di Novara – Sara Bergamo del Cissaca di Alessandria ha sottolineato “l’importanza, dal 2023, di collaborare insieme per realizzare volantini e opuscoli multilingue con i numeri dedicati e i servizi offerti, messi a disposizione dei servizi sociali territoriali, dei consultori, degli ospedali e dei punti nascita” e “per organizzare un convegno sul tema”. Ha anche dichiarato che, dal 2022, nel suo territorio di competenza i parti in anonimato sono stati 5.
 
Cristina Demaria del Csac del Cuneese ha dichiarato che “dal 2007 al 2024 sono stati seguiti 35 casi di donne che sono ricorse al parto in anonimato e rappresentano il 25% quelli che hanno interessato donne straniere”.
 
Sonia Badiello del Comune di Torino ha affermato che “nel 2023 i casi seguiti sono stati 4, di cui uno riguardante minori. Di essi, 2 hanno optato per il parto in anonimato” ed evidenziato la “necessità di promuovere iniziative per il parto in anonimato nelle scuole superiori e nelle facoltà universitarie”.
 
Gianluca Pinnisi del Comune di Novara ha spiegato che “su 6 casi seguiti nell’ultimo biennio, 2 hanno scelto il parto in anonimato e 4 hanno scelto di riconoscere i propri bambini” e sottolineato “l’importanza di uniformare il più possibile i servizi sul territorio per consentire alle donne di uscire da un contesto di solitudine ed entrare in un contesto di relazione”.
 
Sono intervenuti, per approfondimenti, Canalis (Pd), Disabato (M5s) e Silvia Raiteri (Fdi).
 

c.s.

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