La Regione si prepara a convocare per metà novembre la conferenza di servizi sul nuovo ospedale di Cuneo. L’annuncio arriva dal presidente Alberto Cirio, nel corso dell’inaugurazione del reparto di terapia semintensiva all’ospedale Santa Croce.
Siamo insomma all’ultimo miglio dal punto di vista decisionale. Alla conferenza, cui partecipano insieme alla Regione il Comune, la Provincia e tutti i portatori d’interesse, spetterà anche la decisione se accettare o meno la proposta di partenariato pubblico-privato avanzata a maggio dalla società INC spa, parte del gruppo Fininc controllato dalla famiglia Dogliani. In questi mesi si è discusso molto a riguardo, ipotizzando che l’ingresso dei privati nei lavori facesse venir meno l’opzione del finanziamento pubblico attraverso Inail. Cirio smentisce: “L’Inail ha destinato 310 milioni all’ospedale di Cuneo. Questo finanziamento è approvato per decreto, non è una lettera d’intenti”. In quanto alla proposta di partenariato, la Regione ha fornito il suo parere previa valutazione positiva da parte dell’Ires ma nulla è ancora deciso: “Siamo nella fase in cui spetta all’azienda ospedaliera valutare la congruità della proposta. In questo iter non si è perso un giorno, ma le procedure sono complesse”.
Rispondendo alle critiche di chi accusava la Regione di aver perso tempo, Cirio ha fatto un riferimento alle difficoltà pluridecennali affrontate da Verduno: “La fretta iniziale rischia di pagarla dopo il cittadino. Io vengo da una terra in cui non si è pensato abbastanza per tempo a fare l’ospedale e l’abbiamo pagato dopo”. Sempre a proposito di Verduno, il governatore langarolo torna ad assicurare che la preminenza del Santa Croce sull’ospedale Ferrero non è in discussione: “L’ospedale di Cuneo è l’hub di riferimento della nostra provincia: lo era, lo è e lo sarà”.
Da oggi questo hub può contare su un nuovo reparto di terapia semintensiva, ospitato nel blocco D del Santa Croce al secondo piano. I diciotto posti previsti si aggiungono ai 15 della terapia intensiva. I lavori, iniziati a giugno del 2021 e terminati nel luglio scorso, completano quello che la direttrice generale Elide Azzan definisce “uno dei pochi esempi in Piemonte di realizzazione compiuta della medicina d’urgenza”. Questo è infatti il terzo passaggio importante in termini di progetti edilizi dopo la terapia intensiva e la piastra endoscopica integrata, inaugurati ad aprile. Il reparto è provvisto anche di otto posti di osservazione breve intensiva, fondamentale per non oberare le aree di urgenza. “Questo passaggio rappresenta anche un rilancio della medicina d’urgenza come specialità” sottolinea il dottor Giuseppe Lauria, primario del reparto di medicina d’urgenza: “È il luogo in cui il medico di urgenza può esprimere le sue competenze e soprattutto dove possiamo formare i nuovi specialisti di cui abbiamo bisogno”.
Sulla questione delle risorse umane l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi è intervenuto per tornare a chiedere una revisione del sistema del numero chiuso: “Bene avere i posti, ma servono medici e infermieri per farli funzionare. Oggi vediamo gli effetti di un imbuto formativo: la selezione universitaria va fatta in corso d’opera, non all’inizio con test altamente discutibili”. In questa direzione va la scelta di riaprire la scuola infermieri di Alba, chiusa nel 2017 e “reinaugurata” stamani da Cirio e Icardi: l’intenzione, annuncia il governatore, è di fare altrettanto a Cuneo. “Abbiamo vissuto la gravità dei tagli alla sanità, tagli che hanno fatto tutti in passato compreso il mio partito” chiarisce l’esponente forzista: “C’era un’epoca in cui in questa regione si chiudeva e un’epoca in cui si riapre: non è un merito di chi governa ma di una sensibilità collettiva che è stata risvegliata dal Covid”.