Il Consiglio regionale assegna all’unanimità il Sigillo della Regione alla senatrice a vita Liliana Segre. Il Sigillo può essere assegnato due volte all’anno “a persone fisiche, istituzioni, enti ed organismi italiani ed esteri meritevoli di particolare riconoscimento”. "È un atto che unisce e noi piemontesi dobbiamo essere orgogliosi - spiega il presidente del Consiglio Stefano Allasia - il conferimento approvato quest’oggi da tutte le forze politiche con voto unanime, rappresenta una risposta concreta nei confronti di chi vorrebbe riportare indietro le lancette dell'orologio. Ci auguriamo che i valori ed i principi della sen. Liliana Segre siano una guida per le nuove generazioni, in una sorta di “staffetta generazionale” che sappia garantire la continuità delle conoscenze e comprendere, sino in fondo, il significato delle tragedie della storia e il dovere della memoria".
Il primo firmatario della proposta, Daniele Valle, spiega che "Liliana Segre oggi è un punto di riferimento e un esempio di lotta a favore dei diritti umani e contro i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all'odio e alla violenza, tematiche tra l’altro portate avanti con passione dal Consiglio Regionale attraverso il Comitato per la Resistenza e la Costituzione e il Comitato Diritti Umani della Regione. Oggi più che mai, in un momento in cui stanno dilagando odio e negazionismo, le istituzioni devono fare proprio il messaggio di testimoni come la senatrice Segre, una donna libera e di pace, come lei stessa si è definita, e contribuire a veicolare il suo messaggio tra le nuove generazioni”.
"Giusto riconoscimento alla Senatrice Segre - è la riflessione del capogruppo della Lega Alberto Preioni - un simbolo forte contro ogni forma di discriminazione. Come sapete la mia terra, il Vco, e l’Ossola in particolare con la Repubblica partigiana, ha scritto un pezzo della storia antifascista di questo paese con i suoi “40 giorni di libertà”, di cui siamo tutti orgogliosi. Quindi senz’altro oggi il tributo alla storia e alla Senatrice Segre è dovuto".
"Abbiamo sottoscritto la proposta perché intimamente convinti della necessità di conservare la memoria dei tragici eventi accaduti nel nostro Paese - dichiara Carlo Riva Vercellotti (Fi) -. L’Olocausto mi ha molto impressionato sin da giovane studente. Mi vergogno di quanto ha saputo fare l'uomo, anche in altri genocidi come in Ruanda e Bosnia, o in Ucraina e Cambogia. Il Piemonte non è stato immune, le nostre città hanno ospitato i ghetti. Oggi abbiamo il dovere di non voltarci dall'altra parte quando vediamo una scintilla d'odio".
Giorgio Bertola (M5S) ha ripreso "le parole pronunciate dal ministro Azzolina che si onora di appartenere alla scorta di Liliana Segre. Come politici dobbiamo prenderci una serie di impegni, fare testimonianza e dare degli esempi. Il Consiglio è già attivo sul fronte cyberbullismo, i sindaci di Milano e Torino hanno sottoscritto il manifesto contro il linguaggio d'odio, potremmo farlo anche noi e fare un passo avanti. Non risolveremo nulla se permane una colpevole ignoranza, ce lo insegna la storia".
Per il capogruppo Fdi Maurizio Marrone, "tra i “giusti” che la nascosero dai rastrellamenti figura una famiglia piemontese. Approviamo questa onorificenza a maggior ragione alla luce della grande lezione di stile che Liliana Segre ha impartito a tutti, quando ha recentemente replicato che i morti sono tutti uguali, di fronte alle polemiche sui fiori depositati dal Comune di Rapallo sulle tombe dei caduti di entrambe le parti della guerra civile: proprio lei che ha vissuto il dolore della Shoah dimostra come la forza della memoria sia davvero condivisa quando può fare a meno dell’eterno sciacallaggio contro i vinti".
"Liliana Segre non è solo un corpo vivo che testimonia con la sua stessa presenza uno dei momenti più orrorifici della storia umana", è la riflessione del capogruppo Luv Marco Grimaldi. "Le sue prese di posizione hanno incontrato la dura opposizione di una parte della destra e scatenato la campagna d'odio nei suoi confronti divampata sui social, tanto che oggi, a 90 anni, è costretta a muoversi con una scorta a causa dei circa 200 messaggi al giorno di minacce e insulti che riceve. Per questo tentare di separare la Liliana Segre sopravvissuta ai campi dalla Liliana Segre attivista per l’inclusione e contro le derive razziste della destra odierna sarebbe un gesto ipocrita e disonesto".
"Ringraziamo chi ha presentato l'atto, ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide e non dobbiamo dare una connotazione politica a questa decisione - spiega il capogruppo dei Moderati Silvio Magliano - stanno venendo meno i testimoni di un'epoca, presenti anche nelle nostre famiglie. Tutte le grandi ideologie hanno avuto vittime innocenti che reclamavano una identità diversa, dobbiamo avere il coraggio di prendere le distanze da qualsiasi forma di violenza e dobbiamo essere noi sentinelle su quanto viene scritto sui social e sui mezzi di informazione".
Per Mario Giaccone (Monviso) "stiamo compiendo un gesto molto importante. La figura di Segre ci consente di mettere in relazione il concetto di odio e il concetto di memoria, di capire gli effetti devastanti dell’odio. L'esperienza dei genocidi e dei totalirismi ci fornisce indizi precisi sulle derive che si possono intraprendere". L'assessore alle Politiche Giovanili, Fabrizio Ricca, sottolinea che "come Regione Piemonte, come cittadini, abbiamo il dovere di tenere sempre alta l’attenzione sulle recrudescenze di antisemitismo e odio. Un odio e un antisemitismo che, oggi, spesso si camuffa da antisionismo e porta gruppi di persone a cercare di minacciare il popolo ebraico e a colpire, anche con le armi, lo stato di Israele. Noi vogliamo che i giovani conoscano gli orrori del passato per imparare a riconoscere i pericoli del presente e per distinguere i tanti discorsi di odio che ancora oggi vengono fatti anche da insospettabili". Durante il dibattito sono intervenuti anche i consiglieri Alessandro Stecco (Lega), Maurizio Marello, Domenico Rossi e Diego Sarno (Pd).
Liliana Segre è una dei 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani che furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. A otto anni, dopo l’approvazione delle leggi razziali, fu costretta ad abbandonare la scuola elementare, trascorrendo un lungo periodo di vita nascosta con il padre e due cugini, braccata in una lunga fuga iniziata in Val d’Ossola, dove fu nascosta dalla famiglia Pozzi, e conclusa con l’arresto al confine svizzero il 7 dicembre 1943. Fu successivamente deportata con il padre in Germania e internata nella sezione femminile del campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz, dove le venne tatuato sull’avambraccio il numero di matricola 75190. Nel 1990, dopo 45 anni di silenzio, ha cominciato un lavoro costante di testimonianza con gli studenti e di partecipazione a campagne pubbliche contro i fenomeni di razzismo, intolleranza e antisemitismo. A gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica.