“Siccome qualcuno pensa che lucriamo sui lavori, allora noi siamo per lasciare la realizzazione della seconda canna ai francesi”.
“La Francia è una grande nazione, ma vive un momento di oggettiva difficoltà”.
“Io non ho il potere di convocare l’ambasciatore francese, ma mi auguro che qualcuno lo faccia: l’atteggiamento del Governo francese è incomprensibile”.
“Siamo pronti a qualsiasi azione, anche giuridica, anche legale, anche nei confronti di un Governo straniero, per tutelare il nostro territorio”.
Toni duri, a tratti durissimi, quelli utilizzati dal viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi e dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio lunedì 16 dicembre, a margine del sopralluogo nel nuovo tunnel del Tenda, poche ore dopo la CIG che ha sancito il
nuovo rinvio della data di apertura. “
Tutta colpa dei francesi”: questo, in buona sostanza, il messaggio che le istituzioni italiane hanno cercato di far passare, convocando ai 1300 metri del cantiere del Tenda anche la stampa, per la prima volta dopo tanti anni autorizzata ad entrare all’interno della galleria, fino a fare capolino in valle Roya. Lì, mentre l’amministratore delegato dell’Anas Aldo Isi invitava tutti ad ammirare la “bellezza del nuovo ponte” che scavalca il Rio della Cà, Cirio e Rixi rincaravano la dose: “
Noi siamo pronti ad aprire in modalità cantiere, se il tunnel resta chiuso la responsabilità è solamente francese”.
Toni durissimi, come detto, nei confronti dei “cugini” d’Oltralpe. Atteggiamenti decisamente eccessivi e fuori luogo, ci sia permesso di osservare. Sì, perchè anche ammesso che le responsabilità di quest’ultimo slittamento siano da attribuire alla Francia, - le cui motivazioni, peraltro, sono tutt’altro che campate per aria - questo non cancella la precedente storia di questo cantiere. Un cantiere che ha preso il via nel 2013 e che al momento della consegna dei lavori vedeva fissata al 2017 l’apertura del nuovo traforo, con il completamento totale dell’opera entro l’inizio del 2020. Da allora sono passati undici anni (giova sempre ricordare che ne bastarono nove, tra il 1873 e il 1882, per aprire il tunnel storico) e ancora non si vede la luce: il nuovo tunnel non è ultimato, il destino di quello storico è stato drammaticamente rimesso in discussione, oltre che dalla questione delle coperture economiche, dalle ultime dichiarazioni di Rixi (a proposito, è decisamente svilente vedere come il dibattito politico su un tema così importante sia portato a livelli da “Mi sono offeso e con voi non gioco più”).
Se questi ulteriori mesi di attesa possono essere “colpa dei francesi”, dicevamo, di certo non si può dire lo stesso degli anni di ritardo accumulati dal 2013 ad oggi: la cronistoria del Tenda bis parla di continui rallentamenti, di modifiche al progetto, di uno scandalo giudiziario con conseguente procedura di riassegnazione dei lavori, di Guardia di Finanza in cantiere, di arresti, di una catastrofica alluvione e - ultimo colpo di scena in ordine di tempo - di un’interdittiva antimafia nei confronti di Cogefa, colosso delle infrastrutture che controlla anche una quota di Edilmaco. Ce n’è abbastanza, insomma, per sostenere che Rixi e Cirio - non intesi come singoli esponenti politici, ma in quanto rappresentanti delle istituzioni italiane - non siano nella posizione di assumere nei confronti della controparte francese l’atteggiamento di sdegno e superiorità visto lunedì.
Con un po’ di malizia, si potrebbe quasi pensare che i rappresentanti italiani non vedessero l’ora di ricevere questo “no” da parte dei francesi: un rifiuto da cavalcare astutamente per ripulirsi almeno parzialmente dalle proprie responsabilità, un’occasione ghiotta per scaricare le colpe su altri, usanza - come direbbe il celebre Stanis La Rochelle interpretato da Pietro Sermonti in “Boris” - “molto italiana”. Ma l’Italia, molto semplicemente, non può permettersi di puntare il dito su nessuno, e chi da anni paga ogni giorno le conseguenze di questo disastro lo sa bene. Lo sa forse meglio di tutti Jean Pierre Vassallo, sindaco di Tenda, che non ha usato giri di parole affidando tutta la sua rabbia all’edizione online di Nice Matin: “Si prendono gioco di tutti apertamente. Hanno chiamato i Vigili del Fuoco e quando hanno provato ad allacciarsi all'impianto non c'era acqua. Dei 13-14 bypass, solo tre sono pronti. - ha detto Vassallo - È rivoltante. Siamo ancora presi in giro. Questo progetto è un fallimento totale dei nostri due Paesi. Oggi siamo a 255 milioni di euro, solo per la nuova canne. E l'azienda chiede altri 6 milioni di euro per i lavori dal lato francese, invece dei 3 che erano stati previsti”. Poco da aggiungere: a certe favole, ormai, non crede più nessuno.
A margine, prima di concludere: lunedì, come detto, anche la stampa è stata autorizzata ad entrare nel nuovo tunnel che collega le valli Vermenagna e Roya. Chi scrive ha visto una galleria in cui i lavori da fare non sono pochi: dagli impianti antincendio all’illuminazione, passando per i sistemi di ventilazione e per alcune centinaia di metri di asfalto ancora da posare sul versante francese. Una galleria, insomma, che ad occhi inesperti pare ancora lontana dal poter ospitare in sicurezza un normale traffico veicolare (
QUI potete osservare con i vostri occhi). Chi scrive non ha però competenze tecniche e non ha modo di dubitare di quanto riferito dai vertici Anas, i quali hanno assicurato che un’apertura sarebbe stata possibile entro il prossimo 30 dicembre. Dall’altra parte delle Alpi, invece, qualcuno ne ha dubitato. Dall’altra parte delle Alpi, evidentemente, c’è la fantasiosa pretesa di concludere e collaudare un’opera con tutti i crismi prima di consegnarla alla collettività. Dall’altra parte delle Alpi c’è l’assurda abitudine di mettere la sicurezza in cima alle priorità. Proprio strani, questi francesi.