CUNEO - Il treno delle meraviglie compie 45 anni: “La Cuneo-Nizza non è una linea locale”

Comitati e autorità davanti alla stazione per commemorare la riattivazione della tratta e chiedere più treni. Ma anche la riapertura della ferrovia per Mondovì

Andrea Cascioli 05/10/2024 13:40

Un anniversario celebrato senza clamori, quello della Cuneo-Nizza, a quarantacinque anni dalla riapertura della “ferrovia delle meraviglie”. Era il 6 ottobre 1979 il giorno in cui, alle ore 7,46, il primo “treno di servizio” partì con le autorità a bordo diretto verso Breil. Nella cittadina in val Roja l’incontro con il ministro dei trasporti francese e con gli altri due convogli speciali arrivati da Ventimiglia e da Nizza, poi il treno ufficiale con arrivo a Cuneo alle 12,05, alla presenza del sindaco Guido Bonino e del ministro Adolfo Sarti.
 
Una curiosità: il treno arrivò con un quarto d’ora di ritardo, affrontando anche le contestazioni - prima dei manifestanti contro le miniere d’uranio a Breil e poi della gente della val Vermenagna, per un passaggio a livello troppo vecchio e d’intralcio alla circolazione stradale. In città, invece, una serie di manifestazioni per celebrare la rottura dell’isolamento verso la Francia dopo 34 anni. Venne realizzato un annullo filatelico speciale, La Stampa distribuì ai lettori un poster con la prima pagina del giornale del 31 ottobre 1928, quella in cui si raccontava la solenne inaugurazione della Cuneo-Ventimiglia-Nizza.
 
“Questa piazza era completamente piena, fino alla fontana” ricorda Ugo Sturlese, oggi consigliere comunale di Cuneo per i Beni Comuni e all’epoca del Pci: lui, testimone di quel giorno, è l’organizzatore della piccola commemorazione per il 45esimo anniversario insieme ai comitati pendolari. Davanti alla stazione si ritrovano tra gli altri l’assessore al Turismo Sara Tomatis, i consiglieri comunali di Indipendenti Giancarlo Boselli e Paolo Armellini, il consigliere regionale del Pd Mauro Calderoni. Sturlese ripercorre le vicende più recenti della ferrovia, quelle dell’ultimo decennio: “Nel 1979 c'erano otto coppie di treni tra Cuneo, Ventimiglia e Nizza ed era utilizzatissima. Senonché la politica ha mirato a ridurre le linee ferroviarie italiane e tagliare i cosiddetti rami secchi”. È vero, però, che l’espressione “ramo secco” venne utilizzata dall’allora assessore regionale ai Trasporti Sante Bajardi prima ancora che la linea riaprisse. Già allora si lamentava il fatto che, pur essendo il collegamento più veloce tra Torino e il mare - 185 chilometri, contro i 257 km via Fossano-Savona -, i tempi di percorrenza sarebbero stati gli stessi, in assenza di un’elettrificazione che doveva costare circa 15 miliardi di lire. Già la domenica successiva, peraltro, il diretto Torino-Cuneo-Nizza si era fermato a Breil per uno sciopero dei ferrovieri francesi.
 
“Questa linea è sempre stata in discussione, fino al trattato del Quirinale che ha dato la svolta” dice Sturlese, che aggiunge: “Abbiamo una rete internazionale con piena dignità, una linea di primario interesse che è stata definita una delle dieci più belle del mondo”. “Penso che la nostra ferrovia non abbia nulla da invidiare al trenino rosso del Bernina” concorda l’assessore Tomatis, mentre Boselli polemizza: “Dove le città ottengono qualcosa è perché c’è un’amministrazione forte e autorevole: non si fa della pazienza eterna e inconcludente un’azione politica”. Anche il collega di opposizione Armellini stigmatizza l’assenza di commemorazioni ufficiali, ricordando il sessantennale del gemellaggio Cuneo-Nizza e il centenario della ferrovia che cadrà nel 2028: “È l'occasione perché l'amministrazione si confronti al massimo livello”. Nel frattempo, si lamenta lo stato di degrado della stazione: “Sulla Torino-Cuneo non c’è stazione di paese o città che non abbia un bar o una tavola calda: arriviamo a Cuneo ed è il deserto. Non c’è un bar, un ristorante, una tabaccheria, un’edicola”.
 
Da parte dei pendolari le rimostranze sono molteplici e non legate solo alla Cuneo-Nizza: “Cuneo avrebbe bisogno anche della riapertura della ferrovia per Mondovì. In uno sguardo ancora più ampio, sarebbe utile la riapertura della Cavallermaggiore-Bra, evitando un giro da Carmagnola per andare fino ad Alba” dice Valter Cavallo del Comitato Ferrovie Locali. Claudio Menegon del Comis ricorda che in caso di scioperi non ci sono treni garantiti sulla tratta e che, oltre a un materiale rotabile meno âgé, manca la manutenzione: “Questo porta a evidenti problematiche, come i bagni intasati e perciò chiusi. Le stesse che si ripercuotono sovente sulla Torino-Cuneo: carrozze troppo calde o troppo fredde, senza luce o troppo piene”. Le doglianze, ahinoi, sono sempre le stesse: la stazione da ristrutturare, le pensiline che perdono acqua (“almeno dal 2017”, si fa notare), il raddoppio della Cuneo-Fossano che non arriva mai.
 
Ancora una curiosità: per la riapertura venne intervistato il macchinista testimone del primo viaggio su ferro da Cuneo a Nizza, il 78enne Luigi Magnani. “Ricordo ancora il treno 225 - raccontò - composto con carrozze che venivano da Basilea e con una vettura ristorante”. Già allora il cronista, Giorgio Ravasi, parlava di una volontà da parte delle ferrovie svizzere di ripristinare quell’antica corsa con il proprio materiale rotabile, “incontrando, tuttavia, una inspiegabile opposizione sia da parte delle ferrovie italiane che di quelle francesi”. È passato un secolo, si dice in questi casi, ma di solito per sottintendere un cambiamento in positivo.

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