L’opzione Miac è ancora in campo, ma non dovrebbe essere quella più accreditata, ammesso e non concesso che il famoso centro di smistamento provinciale dei richiedenti asilo si faccia. Lo ha detto la sindaca di Cuneo Patrizia Manassero nell’ultima seduta del Consiglio comunale, rispondendo a una questione sollevata da Beppe Lauria.
A inizio agosto, in un’apposita commissione, Manassero aveva confermato che la Prefettura stava vagliando possibili sedi per il centro di accoglienza straordinario (Cas). Una era appunto il parcheggio all’esterno del Miac di Ronchi - che non è proprietario di quel terreno - e l’altra un’area della ex caserma Montezemolo rimasta nella disponibilità del demanio militare. A un mese di distanza c’è una certezza, cioè che questa seconda possibilità è stata scartata. Quanto al parcheggio del Miac, appunto, è improbabile ma non impossibile: la novità è che ora si sta valutando un’altra area in città, di proprietà statale. Quale sia, la prima cittadina non lo dice. Ma è anche possibile che alla fine il Cas non si realizzi proprio: “Un hub temporaneo - precisa Manassero - non sarebbe comunque qualcosa come il ‘maxi contenitore’ di Settimo Torinese. A Cuneo una struttura esiste già: è un posto dove gli immigrati si fermano per non più di 36 ore, fanno la fotosegnalazione in Questura ed escono come richiedenti asilo”.
I numeri sono quelli di cui si era parlato in commissione: 800 richiedenti asilo sono già transitati in queste settimane, altri 200 potrebbero arrivare. Per avere un termine di paragone, il decreto Cutro prevede di distribuirne 50mila in tutta Italia, ottomila dei quali in Piemonte. “Ne abbiamo accolti ottocento e ce l’abbiamo fatta: è stato fatto un lavoro egregio perché non abbiamo visto persone in difficoltà” rivendica la sindaca, pur ammettendo che un rischio saturazione esiste: “C’è il rischio di una cattiva accoglienza, non programmata bene, che porti queste persone a ritornare sul territorio perché non accettano o non riescono a stare nelle accoglienze. Stiamo andando verso l’inverno quindi è probabile che l’afflusso si fermi, ma è evidente che se non accade qualcosa a monte la preoccupazione resterà grande”.
A Lauria, che aveva suggerito un coinvolgimento sul piano lavorativo degli immigrati già presi in carico dai servizi sociali del territorio, arriva una replica ulteriore: “È bello dire ‘facciamoli lavorare’: nelle normative originarie una delle componenti dei 35 euro che scandalizzavano tutti prevedeva l’avviamento al lavoro. Avendo suscitato lo sdegno pubblico le risorse sono state ridotte e limitate al mangiare e dormire”.
“Quando parlavo di lavoro - precisa l’esponente dell’opposizione - mi riferivo a coloro che sono già conosciuti e seguiti dai servizi e che si trovano in condizione di non poter lavorare: a queste persone, immigrati o no, rivolgo l’appello a restituire parte di ciò che hanno ricevuto dal Comune di Cuneo”. L’esponente della destra civica paventa soprattutto quanto potrebbe accadere a breve: “Ci sono già più presenze di quante ce ne fossero un anno fa e non siamo ancora in emergenza: è sufficiente recarsi alla Montagnola per notarlo. L’inversione stagionale porterà a una contrazione dei posti: chi ha ottenuto il visto temporaneo proverà a lavorare, ma d’inverno il lavoro non ci sarà per tutti”. Ridurre il problema alla sua sostenibilità economica, aggiunge, “non funziona in prospettiva: non è questione di risorse, è questione di ciò che verrà dopo e di cosa faranno coloro che non si vedranno riconosciuto lo status di rifugiato”.