Manca sempre meno alla fatidica notte prima degli esami. Le porte delle scuole si apriranno per i maturandi mercoledì 19 giugno. Alle 8.30 è previsto l’inizio della prima prova scritta, quella di italiano, che durerà sei ore e avrà modalità identiche in tutta l’Italia. Anche quest’anno la struttura dell’esame conferma le sue modalità ordinarie: gli studenti dovranno scegliere tra sette diverse tracce proposte dal ministero, in ambito artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico e sociale. Resta da capire però se il grado di apprendimento riuscirà a tornare ai livelli pre-pandemia.
In attesa dei risultati delle prove di quest’anno, per avere un’idea dell’andamento generale un buon punto di partenza sono i dati delle prove Invalsi delle quinte superiori dell’anno scolastico 2022/2023. Questi test non ci sono sempre stati nella scuola secondaria di secondo grado. Infatti, come si legge sul sito del ministero dell’Istruzione e del Merito, “dal 2019 sono state introdotte prove di italiano, matematica e inglese anche al grado 13, corrispondente all’ultimo anno delle scuole superiori”.
I punteggi dell’anno scorso - come quelli degli anni precedenti - non sono stati omogenei su tutto il territorio nazionale, ma spesso il fatto che i giovani non padroneggino bene la lingua e non abbiano un’elevata capacità di comprensione del testo ha radici più profonde. Uno dei fattori che più incide è l’origine sociale della famiglia. Chi appartiene a una famiglia avvantaggiata ha più probabilità di ottenere un punteggio più elevato. E lo dicono i dati. Il risultato medio dei ragazzi e delle ragazze che hanno uno status socioeconomico alto supera i duecento punti in italiano, mentre per le persone più svantaggiate si ferma trenta punti al di sotto.
Un altro elemento da tenere in considerazione è l’istituto frequentato. Gli studenti dei licei classico, scientifico e linguistico ottengono votazioni più alte (206,9 punti), al contrario di quelli degli istituti tecnici (172,7) e professionali (153,8). Anche la scelta della scuola però è condizionata da alcuni fattori di partenza, primo tra tutti, di nuovo, l’appartenenza a una classe sociale più o meno elevata. I figli dei lavoratori esecutivi sono la minoranza nei licei, mentre rappresentano la maggioranza negli istituti professionali e tecnici. Profonde sono poi le differenze tra sud e nord Italia. A livello nazionale, il 51% degli studenti raggiunge livelli di competenza adeguati in italiano. Nel settentrione il dato sale al 62%, mentre nel meridione si ferma appena al 39%.
Gli ultimi risultati delle prove Invalsi di italiano risalgono all’anno scorso. La fondazione indipendente Openpolis ha reso disponibili sul proprio sito i punteggi ottenuti nelle principali città della provincia Granda. Dalla loro analisi emerge che nel 2023 Savigliano ha conseguito il risultato più basso (190,15), seguito da Mondovì (190,69), Alba (190,99) e Bra (191,5). Ci sono poi Saluzzo (194,95) e Ceva (198,71). Al secondo posto il capoluogo, Cuneo, con 199,99 e al primo Fossano che è l’unica grande città del Cuneese a superare i 200 punti (203,09). Per capire se si tratta di risultati buoni è utile confrontarli con la media nazionale, che nel 2023 è stata di 184,9 punti.
Bisogna tenere presente però che i dati sono peggiorati ovunque dopo la pandemia. Nel 2019, infatti, il punteggio medio era 200, sceso a 186,3 nel 2021 e 185,4 nel 2022. E, guardando alla quota di studenti che raggiunge risultati almeno accettabili, la percentuale è passata dal 64% del 2019 al 52% del 2021, per poi scendere ancora ulteriormente di un punto l’anno scorso. E mentre si aspettano i risultati delle prove di maturità, resta da vedere se quest’anno ci sarà un recupero o se il dato continuerà gradualmente a scendere, rimanendo per il quarto anno di fila sotto il livello raggiunto nel 2019.