Sicurezza alimentare, tracciabilità e difesa del Made in Italy: grazie all’impegno profuso da Coldiretti per ottenere una etichetta trasparente sull’origine degli ingredienti impiegati, il nostro Paese si è dotato di una legislazione nazionale di avanguardia, che sarà ancora rafforzata - a partire dal 9 maggio - dal nuovo decreto legislativo sulle sanzioni che prevede multe da 2 mila a 16 mila euro, per chi non ottempera all’obbligo dell’ indicazione dell’origine, ma la battaglia va portata avanti anche in Europa, perché le tante conquiste fatte fino ad oggi a livello nazionale non perdano il grande valore che hanno, appena girato l’angolo, superati i confini nazionali.
Bruxelles ha infatti perso un’importante occasione per combattere il “fake” a tavola, poiché si è pronunciata a favore dell’etichettatura volontaria, rimessa all’arbitraria decisione degli operatori alimentari. Si tratta di un compromesso al ribasso che favorisce gli inganni, impedisce scelte di acquisto consapevoli e amplia i margini di incertezza interpretativa, costituendo l’occasione per promuovere contenziosi e ridurre le legittime aspettative di trasparenza dei consumatori.
“Il provvedimento europeo – conmentano Bruno Rivarossa e Tino Arosio di Coldiretti Cuneo - entrerà in vigore nell’aprile 2020, ma Coldiretti non ci sta e da qui ai prossimi due anni ha già avviato insieme a Fondazione Campagna Amica una vera e propria mobilitazione popolare nei confronti dell’Unione Europea”.
“Nella sola provincia di Cuneo – proseguono Rivarossa e Arosio – in un mese e mezzo abbiamo già raccolto oltre 9.000 firme per fermare il cibo falso e bloccare le speculazioni a danno dell’agricoltura italiana. I consumatori sono i primi ad essere al nostro fianco e il nostro obiettivo è proseguire la battaglia, coinvolgendo l’opinione pubblica, sia nei mercati di Campagna Amica, sia invitando tutti i cittadini ad aderire alla mobilitazione on line, sui siti www.coldiretti.it e www.campagnamica.it”.
Grazie all'azione portata avanti dall’Organizzazione, sono importanti i risultati raggiunti. Le norme italiane prevedono l’obbligo di indicare l’origine in etichetta dei derivati del latte, del grano nella pasta, nel riso e nei derivati pomodoro e si aggiungono a quelle europee, dove il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina, dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è obbligatorio indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. “Grazie al nostro esempio – concludono i vertici della Federazione provinciale - si è innescato un meccanismo virtuoso e anche Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania, Romania e Spagna hanno adottato norme nazionali per garantire la trasparenza dell'informazione in etichetta. Il percorso è tracciato: non possiamo fermarci adesso”.