In Italia oggi oltre 2,2 milioni di anziani vivono con pensioni al di sotto di 510 euro: di questi circa un milione sono ex agricoltori. A riaccendere i riflettori sull’emergenza pensioni è l’ennesimo richiamo del Fondo Monetario Internazionale che definisce il sistema previdenziale italiano non sostenibile.
"Un problema particolarmente sentito in una provincia agricola come quella di Cuneo, con la maggior parte dei nostri contadini costretti a fare i conti con pensioni minime, di poco più di 500 euro”, dice il direttore provinciale Cia Cuneo, Igor Varrone. “Una situazione destinata ancora a peggiorare se non si prenderanno i dovuti provvedimenti e che ricadrà sulle nuove generazioni che si sono riavvicinate alla terra e a questo mestiere", aggiunge Jves Bernardi, direttore patronato Inac Cuneo.
Con la reintroduzione del sistema contributivo, infatti, i futuri pensionati del mondo agricolo con contributi a partire dal 1996 non avranno nemmeno più il beneficio dell'integrazione al minimo, con pensioni anche di 276 euro al mese. "Si parla molto di pensioni integrative come soluzione – prosegue Bernardi - ma in questa incertezza legislativa è difficile individuare il modo più corretto per correre ai ripari".
“Nel bilancio previdenziale italiano ci sono le risorse per garantire una pensione base da aggiungere alla pensione contributiva – sostengono Cia e
Inac -. L’analisi del Fmi non si basa su dati reali. Per considerazioni serie sul sistema pensionistico italiano è necessario partire dal bilancio dell’Inps, dove la spesa previdenziale italiana è di 150,9 miliardi, al netto dell’assistenza e di 49 miliardi di Irpef pagata dai pensionati". La spesa per le pensioni in Italia incide quindi per l’11% sul Pil, al di sotto della media europea, e grazie alle entrate contributive ha registrato nel 2016 un attivo di 30,3 miliardi di euro.
L’errore è considerare la spesa per pensioni comprensiva dell’assistenza e dell’Irpef (ovvero la tassazione sulla pensione che torna nelle casse dello
Stato), arrivando a considerare un’eccessiva incidenza sul Pil del 17%. "Nella spesa nazionale per le pensioni - conclude Bernardi -, si sommano insieme previdenza e assistenza, andando a conteggiare al costo delle pensioni anche le spese sostenute per le invalidità civili, le rendite infortunistiche, le malattie professionali, le pensioni di guerra, che non vi rientrano".