“Speriamo che non si ripeta a Pasqua il film già visto a Capodanno cioè che per trovare una farmacia aperta in montagna alcuni cittadini hanno dovuto percorrere anche una sessantina di chilometri”. Così la consigliera dei Moderati Maria Carla Chiapello che con un’interrogazione scritta, lo scorso gennaio, ha chiesto alla Giunta di modificare la legge regionale 21/1991 perché troppo restrittiva nella parte che disciplina gli orari degli esercizi durante la notte e nei giorni festivi.
La Direzione Sanità della Regione, dal canto suo, si è impegnata a sottoporre ai propri uffici la questione nell’ottica di aggiornare la legge. “Molto bene – replica la consigliera -. È evidente che una sola farmacia di turno ogni trenta, nell’ambito della stessa Asl, non basta nelle zone di montagna. Così si obbligano le persone a macinare chilometri su chilometri lungo strade pericolose e a tratti impraticabili soprattutto in caso di maltempo”.
Proprio come è accaduto alla lettrice che ha raccontato la sua storia ad alcuni giornali cuneesi: dopo una visita al Pronto soccorso, alla ricerca di una farmacia di turno nella notte di San Silvestro, da Pontechianale la signora è dovuta andare fino a Saluzzo. Niente di irregolare in base alla legge regionale del 1991 (un esercizio aperto ogni trenta, appunto). “Ma non ci si lamenti poi se, in mancanza di un servizio capillare, le persone disagiate (anziani e bambini in particolare) si rivolgono ai pronto soccorso sovraffollandoli – incalza Chiapello -. Nelle vallate, soprattutto nei periodi festivi o durante le vacanze quando la montagna si popola di turisti, bisognerebbe che, come ai vecchi tempi, ci fosse sempre una farmacia aperta, a rotazione”.