In un anno in Piemonte sono stati stipulati oltre 8 mila contratti di lavoro su una platea potenziale di oltre 60 mila persone che percepiscono il Reddito di Cittadinanza (poco più del 17% se si escludono i 15.621 esonerati).
Un dato che, secondo l’assessore regionale al Lavoro Elena Chiorino sarebbe una prova del “flop del puro assistenzialismo al quale vanno invece contrapposte politiche attive”.
A giudizio dell’assessore regionale al Lavoro il reddito di cittadinanza rappresenterebbe una misura "di stampo assistenzialista” che, “a fronte di un impegno economico imponente, produce risultati che definire modesti è un eufemismo”.
In un anno circa, con aggiornamento a fine agosto 2020, su una platea di 61.972 beneficiari facenti parte degli elenchi che Anpal ha notificato alle Regioni in qualità di soggetti trattabili dai Centri per l'impiego, 8.009 hanno attivato un contratto di cui 1.936 a tempo indeterminato.
Gli esclusi e gli esonerati sono risultati essere 15.621 (il che restringe la platea), i Centri per l’impiego, gestiti da Agenzia Piemonte Lavoro e recentemente rafforzati con un progetto di nuove assunzioni, sono stati in grado di convocare per il primo appuntamento 49.637 persone, 26.720 delle quali hanno sottoscritto il cosiddetto 'PdS' ovvero l’impegno nella ricerca del lavoro.Di questi 12.463 sono stati convocati per il secondo colloquio. Altri verranno convocati prossimamente anche grazie al suddetto rafforzamento dei Centri: 48 nuovi assunti hanno preso servizio a inizio mese.
Il progetto, voluto dalla Chiorino e dal direttore di Apl, Federica Deyme, prevede l’assunzione totale di circa 400 persone per ridare forza a enti che, nell’intenzione della Regione, “devono recuperare davvero centralità ed efficacia, diventando davvero un punto di riferimento per i cittadini che cercano occupazione”.
L’assessore regionale al Lavoro Chiorino, pur lodando l’impegno di Apl e dei Centri per l’impiego per far fronte al Reddito di Cittadinanza, ha confermato il suo giudizio negativo sul provvedimento del governo, evidenziando come si tratti di un “fallimento annunciato”. Per l’esponente della giunta regionale “le politiche puramente assistenzialiste, non solo non sono utili, ma si rivelano addirittura dannose: occorre invece puntare sulle politiche attive - in particolare sull’orientamento e sulla formazione - con misure che favoriscano davvero l’occupazione”.