“Nella nostra regione l’edilizia pubblica rappresenta il 2,5% del patrimonio immobiliare complessivo, contro il circa 5% della media nazionale ed è largamente insufficiente a rispondere al fabbisogno”. Lo hanno detto i sindacati degli inquilini, ospiti ieri della Commissione Urbanistica della Regione. La seduta è stata interamente dedicata alle audizioni dei soggetti interessati ai due progetti di legge di riforma dell’edilizia sociale pubblica, oggi normata dalla legge 3/2010: il Disegno di legge 130 presentato dall’assessore Chiara Caucino per la Giunta e la Proposta di legge 253 della consigliera Pd Monica Canalis.
Sempre secondo i sindacati degli inquilini, “negli ultimi anni le assegnazioni di alloggi popolari non sono bastate a soddisfare il 15% delle richieste, nel 2020 sono rimaste insoddisfatte le domande di 16mila famiglie. Chiediamo con forza di eliminare dalla prossima legge la possibilità di vendere gli alloggi popolari, perché sono già ora troppo pochi”.
Numerosi i soggetti ascoltati dai Commissari: Pierluigi Dovis (Caritas), Davide Masera (sindacato inquilini Sunia), Giovanni Baratta (sindacato inquilini Sicet), Paolo Caviglia (ATC Piemonte sud), Emilio Bolla (ATC Piemonte centrale), Marco Marchioni (ATC Piemonte nord).
Non solo i sindacati, ma anche i responsabili delle tre Agenzie territoriali per la casa del Piemonte e la Caritas, hanno presentato una situazione non rosea dell’edilizia pubblica in Piemonte, fornendo alcuni dati. L’Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte Centrale ha presentato una memoria che fotografa la situazione nell’area metropolitana torinese: “In totale sono 28.771 appartamenti (17.869 a Torino). La grande maggioranza (27.776 alloggi) sono case popolari vere e proprie. A Torino su 17.184 alloggi popolari, 10.977 sono di proprietà Atc, il resto di Comuni (6.171) o di altri enti. Nelle case popolari dell’area metropolitana torinese vivono complessivamente 58.860 persone, di cui 15.800 (circa 1 su 4) hanno più di 65 anni e 4.500 sono over 80”.
La Caritas ha sostenuto che “c’è bisogno di una riforma del sistema delle case popolari, con la co-progettazione con tutti i soggetti interessati. Non solo nei capoluoghi, ma anche nelle aree interne della nostra regione. Si potrebbero riconvertire immobili di proprietà pubblica, bisogna occuparsi del recupero degli alloggi, e usare gli appartamenti piccoli (poco appetibili per le famiglie numerose) per il sostegno abitativo alle persone senza dimora. Anche i criteri di accesso devono essere rivisti, soprattutto in relazione alla permanenza pregressa sul territorio".
Numerose le domande poste agli intervenuti dai consiglieri Monica Canalis e Diego Sarno (Pd) e dall’assessore alle Politiche per la casa, Chiara Caucino.