È finita dopo cinque mesi la battaglia di Intesa Sanpaolo per la conquista di Ubi Banca. Quando mancano ancora due giorni alla scadenza del termine per la consegna delle azioni, le adesioni hanno toccato quota 71,9%. Non solo oltre la soglia minima (50% più una) necessaria per portare a termine l’operazione, ma anche oltre il 66,6%, che consente il controllo dell'assemblea straordinaria, e quindi di procedere all’agognata fusione per incorporazione.
Il matrimonio tra le due banche, secondo le previsioni, porterà a numeri molto significativi. L’ammontare degli impieghi sarà di circa 460 miliardi di euro; il risparmio che gli italiani le affideranno supererà il valore di 1,1 trilioni di euro, mentre i ricavi saranno pari a 21 miliardi di euro. Risultati che saranno ottenuti, secondo il progetto, facendo leva sul “resiliente modello di business incentrato su Wealth Management e Protection". Quello che nasce è un “campione italiano - leader a livello continentale, grazie alla posizione di settimo operatore per generazione di ricavi e terzo per valore di borsa dell’Eurozona”, ha più volte ribadito il ceo di Intesa Carlo Messina, nei mesi scorsi.
Con l’arrivo di Ubi in Intesa Sanpaolo, quest’ultima dovrà, in osservazione alle norme poste dall’Antitrust, cedere 532 filiali a Bper, così come è stato già concordato nei mesi scorsi.