Un progetto di cui si parla da cent’anni, sempre rimasto su carta, anche dopo la redazione di uno studio di fattibilità commissionato nel 2004 dall’Associazione tra Consorzi di irrigazione della provincia di Cuneo (poi bocciato dalla Comunità montana Valle Stura perché “soluzione invasiva e non condivisa”). È l’invaso di Moiola, un tema che è ritornato sulle pagine dei giornali la settimana scorsa, dopo essere stato rilanciato, tramite le pagine locali de “La Stampa”, da Alberto Bertone, amministratore delegato dell’Acqua Sant’Anna.
Il tema degli invasi, riproposto ciclicamente in ogni periodo di siccità, è tornato prepotentemente di attualità negli ultimi mesi, con una crisi idrica, quella che stiamo vivendo, tra le più gravi che il nostro territorio ricordi. Bertone ha così riportato al centro del dibattito il mastodontico progetto dell’invaso da far sorgere tra gli abitati di Gaiola e Demonte (che andrebbe quindi a sommergere una parte di Moiola): lo studio di fattibilità del 2004 prevedeva un costo di circa 200 milioni di euro per un bacino dalla capacità di 160 milioni di metri cubi d’acqua (le due dighe di Entracque, insieme, non arrivano a 40 milioni di metri cubi). L’ad di Sant’Anna ha fatto sapere che l’azienda sarebbe disposta a investire entrando nella società che si occuperebbe della realizzazione di un’opera che rivoluzionerebbe la viabilità della valle che conduce allo stabilimento di Vinadio.
Un’operazione che avrebbe diversi obiettivi: oltre a diventare una soluzione per l’approvvigionamento idrico, l’invaso potrebbe servire per produrre energia idroelettrica, oltre che come mèta turistica. Fermamente contrari i sindaci dei Comuni interessati, Loris Emanuel (Moiola), e Paolo Bottero (Gaiola), che hanno anche preso parte al dibattito che è ripartito sui social dopo le dichiarazioni di Bertone: “Il problema idrico è molto serio, ma la soluzione prospettata è priva di ogni serietà, figlia della non conoscenza assoluta, della realtà geologica, ambientale e paesaggistica del tratto di fiume compreso tra Roccasparvera e Demonte. Verranno nuovamente buttati alle ortiche un po’ di soldi pubblici per accertarsi che l’invaso lì, proprio lì, non si potrà fare”.
Emanuel, che è anche presidente dell’Unione Montana della Valle Stura, spiega infatti che i versanti della valle, nel punto in cui si vorrebbe realizzare l’invaso, sono geologicamente inadatti. Commenta sarcastico, invece, Bottero: “Siamo il paese del Tenda bis, dell’Asti-Cuneo ferma da trent’anni, e vogliamo parlare di un invaso concepito cinquant’anni fa, mentre tutta Europa guarda altrove? Certo, parliamone, ma seriamente, in un piano strategico nazionale con nostri parlamentari al Governo, tra cui un Ministro. Gli stessi che non abbiamo avuto il piacere di vedere in valle per tre anni di questo mandato, neppure per i problemi della statale 21”.