Il crollo delle temperature sottozero in primavera mette a rischio i raccolti dopo un lungo periodo di alte temperature che hanno favorito il risveglio della vegetazione che è ora più sensibile al grande freddo con bufere di vento e neve anche a bassa quota. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti del maltempo sulle coltivazioni agricole. Le piante durante il riposo invernale sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di decine di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline. In Piemonte si sono registrate temperature sotto zero soprattutto nel nord Piemonte dove ha anche nevischiato tra le province di Novara e Vercelli come pure nel monregalese, in provincia di Cuneo, e nella provincia di Alessandria con gelate in particolare nell’acquese e nel novese. Nella pianura del torinese questa notte, per la prima volta, le temperature sono andate sotto lo zero, era già successo nel pinerolese nelle scorse settimane, ma le colture non erano ancora fiorite, provocando lievi danni a kiwi, pesche e albicocche. Il gelo ha segnato, tra le orticole, gli asparagi di Santena e del Pianalto di Poirino.
“Si attende un ulteriore abbassamento delle temperature questa notte e per una stima dei danni attendibile dobbiamo aspettare qualche giorno – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale - . Con il caldo dei giorni scorsi le piante hanno anticipato la fioritura ed il freddo improvviso è dannoso, oltre che per le orticole e le piante da frutto, anche per il comparto apistico. Il grano, invece, sta patendo maggiormente la siccità. L’abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre. Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici - concludono Moncalvo e Rivarossa - con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.