Si sono sentite in questi concitati giorni più volte sulla chat che da tempo è canale di confronto per le strutture del cuneese che si occupano della fascia d’età dei bimbi 0/3 o 0/6. A farla da padrone dallo scorso 23 febbraio è l’emergenza coronavirus e l’obbligo di chiusura che inevitabilmente ha creato disagi alle famiglie che usufruiscono di queste strutture. Attenendosi alle disposizioni si sono riunite con una videochiamata per capire i disagi maggiori e la strada da percorrere perché come recita il detto “l’unione fa la forza”. La decisione finale è stata quella di far sentire la propria voce attraverso i mezzi di informazione ma soprattutto in Regione affinché oltre al turismo e alle famiglie anche le microimprese come i micronidi e i baby-parking non vengano dimenticate ma bensì aiutate.
Si legge nella lettera firmata:
“La richiesta è di rientrare nelle misure straordinarie necessarie per arginare la crisi delle strutture private. La situazione è drammatica e viste le misure preventive prese dal Governo, noi titolari di strutture private rivolte alla prima infanzia, ci siamo sentite subito in dovere civile, non solo di rispettare i decreti, ma anche di salvaguardare in principal modo la salute delle famiglie. Tutto ciò però, sta comportando delle enormi difficoltà logistiche ed economiche a tutte noi, che stiamo per arrivare alla crisi definitiva. Ciò metterebbe in ginocchio l’intero settore, sarebbe un danno enorme per tutte quelle famiglie che usufruiscono dei nostri servizi, oltre a ad avere ricadute disastrose sulle nostre stesse famiglie. Pertanto, di comune accordo, abbiamo stilato un elenco di misure straordinarie, attraverso le quali potremmo riuscire a garantire il nostro servizio, anche una volta scongiurata la crisi sanitaria:
- contributi economici diretti alla strutture private, atti a far fronte alle spese (oltre a quelli già destinati alla famiglie, prime vittime di questa grave contingenza).
- un programma biennale che permetta alle strutture private rivolte alla prima infanzia non solo di riaprire ma anche di risollevarsi e continuare ad offrire un servizio di qualità alle famiglie (considerando che il tasso di copertura dei servizi educativi nella Regione Piemonte è ad oggi insufficiente). Ricordiamo di seguito le spese che le nostre attività devono sostenere, anche se l’attività è chiusa e non ci sono incassi: utenze, locazioni, spese condominiali, eventuali finanziamenti, tasse, imposte, contributi.
- Conferma della cassa integrazione in deroga per le educatrici assunte, anche sotto le 5 dipendenti.
- Un sussidio per le titolari, coordinatrici, referenti e socie che non hanno percepito compenso in questi mesi.
- Possibilità di aprire alcuni tipi di servizi prima infanzia, con l’attuazione di precauzioni del caso e scarico di responsabilità dei genitori, nel caso la chiusura forzata si protraesse oltre il 15 marzo, perché un'ulteriore chiusura porterebbe inevitabilmente al collasso di tutte le nostre strutture.
La speranza è che questo grido di aiuto venga ascoltato affinché queste strutture possano ripartire al più presto con la loro preziosa ed indispensabile attività rivolta ai piccoli ospiti.