Dopo oltre tre mesi e mezzo senza precipitazioni significate osservate sul Piemonte, la fine di marzo ha regalato alcune giornate di pioggia e di neve fino a bassa quota che hanno contribuito ad allentare la morsa della siccità, senza tuttavia riuscire a risolvere il forte deficit idrico di questo inizio 2022. Lo afferma l’Arpa Piemonte, che in un comunicato fa il punto sulla situazione idrica dopo le recenti perturbazioni. L’arrivo di un vortice di bassa pressione nel Mediterraneo ha causato cinque giorni di moderato ma diffuso maltempo tra il 30 marzo e il 3 aprile, che hanno contribuito ad interrompere a quota 111 la serie consecutiva di giornate con pioggia inferiore ai 5 mm medi, ovvero il secondo periodo più lungo osservato negli ultimi 65 anni dopo l’inverno 1999-2000. Tuttavia, i soli 23 mm medi di precipitazione caduti in questi breve episodio di tempo perturbato e umido sono stati assolutamente insufficienti a compensare il deficit pluviometrico sia di marzo 2022 (circa l’80% alla chiusura del bacino del Po alla confluenza con il Ticino) sia dall’inizio anno dell’anno idrologico (-33.5%).
Si legge nel comunicato diffuso dall’agenzia: “Dal punto di vista climatico, il mese di marzo in Piemonte non è certo uno dei periodi più piovosi dell’anno, ma il fatto che questo inizio di primavera 2022 si presenti già con una carenza pluviometrica importante rispetto ai quantitativi usuali, non fa altro che inasprire una situazione generale già deficitaria durante l’inverno appena concluso ma anche durante l’intera annata precedente”. Fatto salvo l’episodio di maltempo di fine marzo e inizio aprile che ha ridotto il deficit pluviometrico attorno a -30/40% nella parte più meridionale della regione, altrove si registrano ancora valori negativi di precipitazione attorno al 70-90% rispetto alla norma climatica 1991-2020.
Questo periodo prolungato di scarsità di precipitazioni incide fortemente sui valori dell’indice di anomalia della precipitazione a 3 mesi (SPI 3 mese) che inquadra dal punto di vista storico la severità della situazione e che mostra come la maggior parte dei bacini della regione si trovino ancora, per il secondo mese consecutivo, in condizioni di siccità estrema e i restanti comunque di siccità severa. Anche analizzando l’indice SPI sui 12 mesi la situazione è tutt’altro che rosea, a testimonianza di come l’inverno 2021-2022 sia stato solo la coda di un periodo di scarsità pluviometrica che ormai ci accompagna, quasi senza soluzione di continuità, sin dall’inverno scorso. Sulla scala dei 12 mesi sono i bacini di pianura quelli maggiormente in sofferenza (siccità severa) ma anche il resto del Piemonte è sostanzialmente in condizioni di siccità moderata. Gli unici bacini che mostrano condizioni tecnicamente “nomali”, ovvero Dora Baltea e Orba, sono realtà in situazione molto prossima alla siccità moderata.
Con l’inoltrarsi della primavera, stagione di transizione per eccellenza, risulta ancora più difficile del consueto fare delle previsioni affidabili a medio e lungo termine sulle precipitazioni attese. Tuttavia, ad oggi, le previsioni meteorologiche a breve e medio termine continuano a mostrare poche precipitazioni significative sulla regione nella prima decade di aprile. Qualche speranza di un cambio di regime meteorologico sembra intravedersi per la seconda decade, anche se l’incertezza nella previsione è comunque significativa in questa porzione dell’anno. Una situazione che comunque va monitorata con attenzione visto che stiamo entrando in uno dei due momenti dell’anno, assieme all’autunno, solitamente più generosi in termini di precipitazione sul Piemonte. Per quanto riguarda il manto nevoso presente sul territorio regionale anche questo denota una situazione deficitaria nonostante le nuove nevicate. Il recente impulso perturbato ha comunque interessato l’intero arco alpino piemontese facendo registrare nevicate fino a bassa quota; i quantitativi maggiori si sono registrati dalla valle Susa alle Alpi Marittime dove si misurano 40-50 cm di nuova neve, ad eccezione della conca di Bardonecchia dove sono caduti meno di 10 cm; 25-30 cm si sono misurati su Alpi Graie e Alpi Pennine e valori intorno ai 10-15 cm su Alpi Lepontine e Alpi Liguri. Sui versanti soleggiati e in particolare sulla fascia prealpina, la nuova neve si è depositata spesso su suolo nudo.
Anche le stime modellistiche del quantitativo di acqua immagazzinato nel manto nevoso (SWE) presentano un quadro del tutto eccezionale per il periodo. A fronte di un quantitativo medio del periodo di circa 1600 milioni di mc oggi si stimano, sul bacino del Po chiuso alla confluenza col Ticino, poco più di 730 milioni di mc di acqua, con un deficit quindi di circa il 55%, con una lieve ripresa che riporta la stima ai valori prossimo al 1° decile storico del periodo.
Per quanto riguarda gli invasi regionali, il volume idrico complessivamente invasato nel mese di marzo è stimabile in circa 90 milioni di mc, pari al 23% circa della capacità massima teorica complessiva, con uno scarto di -30% rispetto ai valori storici di riferimento. Analoga situazione invariata per il lago Maggiore dove si registrano circa 115 Mmc di volume, poco più di un terzo dei volumi mediamente presenti in questo periodo. Le portate dei corsi d’acqua del reticolo idrografico principale e secondario della Regione presentano ovunque importanti scostamenti negativi, rispetto alla media storica di riferimento. Su alcuni bacini meridionali si è superato il -90%, ma anche in quelli settentrionali la situazione è decisamente critica, con deficit che raggiungono il -80% sul Sesia. Lungo le aste del Tanaro e del Po aumenta ancora, rispetto ai due mesi passati, lo scarto tra i valori osservati e quelli di riferimento, con deficit superiori al -80% sul Tanaro e circa -70% sul Po. In chiusura del bacino piemontese del Po, all’idrometro di Isola Sant’Antonio, la portata media da inizio anno è sempre rimasta al di sotto o prossima al 1° decile storico e molto vicina ai minimi storici. Se confrontata con gli analoghi dati di anni particolarmente critici, il 2022 è in assoluto l’anno con i valori più bassi.