Per non venir meno alla lunga tradizione dei rincari di inizio anno, anche il 2018 è partito sotto il segno di significativi ritocchi ai costi della nostra quotidianità. Energia più cara, carburante alle stelle e aumento dei pedaggi autostradali a dir poco sconcertanti, soprattutto perché non suffragati da un concreto miglioramento dei servizi. Se la A4 (Torino –Milano) mantiene la poco invidiabile posizione di privilegio che la vede tra il 2003 e il 2016 subire un aumento del 187%, a cui si deve aggiungere il rincaro attuale del 6,64%, la A6 (Torino –Savona) si allinea al trend generale con un +2,8% rispetto all’anno precedente.
A denunciare questo ennesimo “costo aggiuntivo” che va a gravare sui cittadini e sulle imprese del trasporto è Aldo Caranta, fossanese, vicepresidente nazionale di Confartigianato Trasporti e presidente provinciale e regionale degli autotrasportatori di Confartigianato. "Pur sapendo – commenta Caranta – che l’adeguamento delle tariffe è frutto dell’accordo tra il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e le concessionarie autostradali, parametrato sugli investimenti operati da quest’ultime a favore dei percorsi, il nuovo balzello, anche nel caso degli aumenti più contenuti, va ad incidere pesantemente su un territorio tartassato da un lungo periodo di crisi e sui bilanci ancora fragili di tante imprese. Mi riferisco, in particolare, all’autotrasporto, già in difficoltà per costi di esercizio elevati, tariffe che non arginano gli oneri delle imprese, costo
del lavoro in aumento e concorrenza di vettori esteri. Gli aumenti decisi non tengono conto dell'andamento del mercato e della situazione purtroppo ancora complessa che le imprese stanno attraversando. Sono decisioni prese sulla pelle degli utenti senza che migliorino i numerosi cantieri
continuamente presenti sulle tratte".