“Siamo il frutto di quello che abbiamo vissuto” è una frase, con qualche variazione, attribuita o comunque condivisa da molti personaggi del passato. Chi scrive ignora se Wikipedia ci prenda o meno nel regalarne la paternità a Pessoa, ma in questo caso la genitorialità della locuzione è aspetto di secondo piano rispetto al significato pregnante. Facendo una trasposizione della stessa sulla vita della signora Daniela Garnero in Santanché potremmo dedurne che essa è l'incarnazione dell'incipit di questo pezzo.
Il riferimento è alla recente apparizione della 'Pitonessa' sulle reti Rai. Durante l'ultima puntata di 'Alla Lavagna', programma della terza rete del servizio pubblico nel quale gli ospiti (politici e personaggi del mondo dello spettacolo) vengono sottoposti a domande sull'attualità, ma anche sulla sfera personale da diciotto alunni tra i 9 e 12 anni. Nella circostanza la senatrice di Fratelli d'Italia ha pronunciato la contestatissima frase: “Il mio papà ha insegnato a me e ai miei fratelli che chi paga comanda e lo dico a te che sei una donna: il denaro è un grande strumento di libertà”.
La puntata è stata oggetto di critiche e polemiche da più parti. Probabilmente, a indignare, più che la frase in sé è stato il contesto in cui è stata pronunciata, vale a dire davanti a dei bambini. Provando per un momento a superare il naturale istinto di repulsione per il bieco messaggio dell'affermazione e senza cadere nelle facili battute sulla chirurgia plastica o sul doppio cognome (non è stato facile resistere n.d.r.), la riflessione si sposta sul mondo reale e su quanto siano veritiere le parole della Garn... Santanchè.
Abbiamo scritto di quanto l'insegnamento sia a primo acchito repellente, salvo poi scoprire che nella nostra società le persone che giustificano le loro mancanze, morali e non, con l'assenza o la scarsità di denaro sono la maggioranza. Una sorta di 'tengo famiglia' portato all'esasperazione, ma le varianti sono molteplici. Dalle nostre parti, per esempio, va molto di moda il 'chi me lo fa fare'.
Insomma, è molto probabile che tra coloro che si sono scagliati contro la Santanchè ci siano molti che non pagano (con dolo) le tasse, che non denunciano ingiustizie, che non aiutano il prossimo giustificandosi con la propria condizione sociale o con una presunta indigenza. Per questi l'aforisma della Santanchè (di cui certamente sentiremo parlare ancora nelle prossime settimane) è certamente valido, almeno in apperenza. Nel mondo ipotetico del 'Come sarebbe andata se...' sarebbe sicuramente interessante sperimentare se gli stessi adempierebbero ai propri doveri morali con una maggiore disponibilità economica o se si tratta solamente di una malcelata ipocrisia. Il discorso è leggermente diverso per i borghesi arricchiti che, a loro pensiero, non hanno nulla da giustificare alla morale e alla storia perchè il loro conto in banca è al di sopra della media, ma la condanna è la medesima.
Nonostante questo c'è (ancora) una categoria di persone per la quale le affermazioni della senatrice non sono che parole al vento: si tratta delle persone che hanno valori e ideali. Gemme preziose che non hanno un prezzo e non sono in vendita, ma semplicemente... “sono il frutto di quello che abbiamo vissuto”: la vera libertà non si compra, si coltiva. Quella acquistata da chi se la può permettere e anelata dai mediocri nell'animo con il conto in rosso non è che schiavitù dal Dio denaro. Con buona pace della G... Santanchè.