CUNEO - L'opinione: la scorsa settimana a Cuneo c'è stato un concerto, ma non se n'è accorto nessuno

Anche senza iscriversi al partito del 'Non c'è mai niente da fare' è innegabile che l'offerta musicale, complice la chiusura del 'Nuvo', non sia all'altezza di una città capoluogo, ma qualcosa sembrerebbe muoversi

Samuele Mattio 05/08/2019 11:47

La scorsa settimana a Cuneo c’è stato un concerto e la notizia è che non se n’è accorto nessuno (o quasi). Pensare che nel 2009 il gruppo che si è esibito fu insignito della benemerenza civica nella sua cittadina d’origine con la seguente motivazione: “Per aver fatto conoscere il nome della nostra città nel mondo, impegnandosi con successo in un’attività creativa e positiva come la musica. Dany, Ka, Pedro e Ste hanno dimostrato che mettere a frutto il proprio talento non è una questione di età”.
 
La città in questione è Legnano, in Lombardia. Se non avete capito di chi stiamo parlando non scomponetevi, probabilmente avete solamente prestato poca attenzione alla pagina degli appuntamenti di Cuneodice. Il gruppo in questione è noto ai meno come 'Finley' e conobbe il suo maggiore successo nel finale dello scorso decennio. Chi nel 2006 aveva tra i 15 e i 25 anni o giù di lì ricorderà certamente la malinconica 'Fumo e Cenere' e il ritornello ruffiano di ‘Diventerai una Star’. 
 
Se conoscete Legnano solamente per la battaglia che vide scontrarsi la Lega Lombarda e il Barbarossa potete dormire sonni tranquilli, con buona pace del sindaco del centro lombardo che probabilmente dovrà aspettare l’esplosione di qualche altro ‘talento’ prima di vedere il nome del centro dell’Altomilanese in giro per gli stadi del mondo. A dire il vero il nome di Legnano ha fatto il giro del globo grazie a un brano musicale ma, purtroppo per loro, non dei Finley. Legnano è l’unica città italiana (oltre a Roma) a venire citata nell’inno nazionale. Il riferimento di Goffredo Mameli è, ovviamente, alla battaglia del 1176.
 
Lungi da noi fare ironia sull’onesta carriera di un gruppo che, con quello che passa in radio oggi, riesce tranquillamente a fare la sua dignitosa figura fuori dai palchi mainstream. Piuttosto ambiremmo a farla su chi ha avuto l’ardire di consegnar loro una benemerenza con una motivazione discutibile, ma la nostra competenza territoriale non ce lo consente. 
 
Il tema è un altro. A conti fatti la scorsa settimana è andato in scena il concerto più significativo dell’estate cuneese: i Finley hanno venduto più di 300 mila copie di dischi. Basta questo a misurare il valore di un'artista? Ci sentiamo di dire di no, altrimenti lo scorso 2 giugno avremmo dovuto prostrarci davanti alla regina dei cartoni animati Cristina D'Avena che di dischi ne ha venduti sette milioni (c'è chi lo ha fatto, bontà sua). Una curiosità? Secondo le stime non ufficiali la cantante di Pollon e Mila e Shiro avrebbe venduto in carriera più di Francesco Guccini, Roberto Vecchioni e Franco Battiato
 
Riprendiamo il discorso mentre la bandiera bianca sventola sul ponte in balia del vento e proviamo a centrare il punto: se i Finley e Cristina d'Avena sono il meglio dell'estate musicale tra Stura e Gesso siamo messi male. Gli 'Eclysse Italian Pink Floyd' esibitisi in piazza Galimberti durante la notte bianca lo scorso 20 luglio hanno portato una ventata di freschezza e di qualità nel salotto cittadino ingrassato dagli eventi enogastronomici - ribattezzati dai critici 'magna magna' - e che da tempo non vedeva sul suo parquet spettacoli musicali degni di tal nome. Gli 'Eclysse' non possono però sopperire da soli a vuoto artistico che dura da anni.
 
Non per questo vogliamo iscriverci al partito del ‘A Cuneo non c’è mai niente da Fare’. A mezz’ora di auto o poco più (quello che si impiega in una grande città per raggiungere il Palavattelapesca di turno) è stato ed è ancora possibile ascoltare artisti di tutto rispetto. Barolo, Cervere, Saluzzo, Mondovì e chi più ne ha più ne metta. Gli eventi a sfondo musicale della Granda paiono in un momento di grazia. Quello che è in dubbio è la leadership del capoluogo sotto questo aspetto. 
 
Non dal punto di vista formativo e di fermento musicale, in quanto ci auguriamo che domani esordiscano sotto i riflettori i nuovi Marlene Kuntz. In discussione c’è l’attrattività di Cuneo per tour di grandi artisti, e se non grandi perlomeno bravi. Dopo la chiusura del Nuvolari la situazione è ulteriormente peggiorata. E mentre all'interno di quello che è stato un punto di ritrovo per molte generazioni di cuneesi crescono le erbacce il destino dell'area è ancora tutto da scrivere. 
 
Cuneo non è mai stata Woodstock e nemmeno ambisce ad esserlo, ma il mortorio che si sta registrando in questi mesi estivi è eccessivo anche per una città capoluogo ai confini dell’impero. L’auspicio è che l’anno prossimo il capoluogo della Granda, pungolata dalle ‘sorelle’ e dai centri minori della provincia sappia riappropriarsi del ruolo che le spetta. A quanto dicono i ben informati c’è chi si sta muovendo per portare in piazza Galimberti due o tre nomi importanti del panorama musicale italiano per la prossima estate. L'auspicio è che davvero riesca a concretizzarsi uno slancio in avanti da parte degli investitori, accompagnato un cambio di mentalità da parte di coloro che non vedono di buon occhio i focolai di 'movida' che si stanno accendendo per le vie del centro storico. 

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