Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha chiuso il 2018 con un giubilante post su Facebook nel quale annunciava che con l’arrivo dell’anno nuovo non ci sarebbero stati rincari sul 90 percento delle tratte autostradali italiane. Ribaltando la frittata significa che i pedaggi sono aumentati sul 10 percento delle autostrade, tra cui com’è risaputo, la Torino-Savona. Un aumento di 2,22 punti percentuali che va a sommarsi alla chiusura di cinque aree di servizio (di cui tre in provincia di Cuneo) scattata proprio nella notte di Capodanno in ottemperanza a una misura annunciata da tempo (si tratta di un provvedimento emanato nell’agosto 2015 dall’allora ministro Graziano Delrio). Due schiaffi alla Granda nel medesimo giorno. Se il ministro Toninelli vuole prendersi i meriti di aver mantenuto i pedaggi inalterati sul 90 per cento delle autostrade allora deve anche assumersi la responsabilità degli aumenti sul resto della rete autostradale, anche perchè sono stati da lui avallati. Troppo comodo scaricare tutte le colpe sul concessionario. Ieri abbiamo pubblicato le parole della parlamentare del Movimento Cinque Stelle, Fabiana Dadone: “Ci si aspetterebbe almeno che a fronte degli aumenti vi siano investimenti e ricadute per i territori, e invece niente - ha detto la deputata monregalese - Oltre ai rincari, aspettiamo delle risposte anche sulla conclusione dei lavori dell'Asti-Cuneo perché non ho letto dichiarazioni in merito. La porta del ministro Toninelli è aperta”.
Parole sante, non c’è dubbio, ma la Dadone non è all’opposizione: il ministro in questione è un esponente di spicco del suo partito ( o movimento che dir si voglia), ed è lei che dovrebbe dare risposte alla provincia di Cuneo, non fare domande. “La porta aperta” la si tiene quando si è in una posizione di forza, mentre qui c’è da alzarsi dalla poltrona e darsi da fare. I contratti di concessione autostradale, totalmente sbilanciati a favore dei privati, sono uno dei grandi temi sui quali ci si aspettava un atteggiamento diverso da parte di un esecutivo a maggioranza pentastellata.
Detto questo le responsabilità di Gavio sono evidenti. Il mancato completamento dell’A33 pesa fortemente sul tessuto economico della provincia e l’annoso tira e molla non fa altro che aggravare una rete infrastrutturale che invece che progredire è peggiorata. Dopo gli ultimi sviluppi la misura è colma. È ora di reagire, ma basterà l’appello ai sindaci dell’Uncem? La sensazione è che in politica in pochi abbiano la verginità sulla questione per poter parlare. Servono da parte delle istituzioni locali prese di posizione nette e azioni eclatanti, in quanto le composte proteste ‘sabaude’ sembrano non aver sortito effetti. Anzi.