L’Unità di crisi del Piemonte respinge l’assedio. Dopo la pioggia di fuoco arrivata negli ultimi giorni sul gruppo che coordina l’emergenza coronavirus in Piemonte, il coordinatore Vincenzo Coccolo ha convocato una conferenza stampa in streaming per affrontare i temi che hanno fatto discutere la politica e i sindacati: il numero di tamponi, dispositivi di protezione mancanti e situazione delle RSA.
“Nell’emergenza si fa l’impossibile, ma mai abbastanza”, ha detto il commissario straordinario, che poi ha mandato al contrattacco il presidente del Comitato scientifico Roberto Testi. Uno che, per sua stessa ammissione, “non le manda a dire”. Testi si è tolto più di un sassolino dalle scarpe, respingendo con colate di lava le accuse arrivate (anche) dall’ordine dei medici: “Non me l’aspettavo. Ci siamo sentiti colpiti alle spalle in battaglia da persone che avrebbero dovuto combattere con noi”. Sulle polemiche sui tamponi ha spiegato: “Sono discussioni da bar. Dobbiamo ricordare da dove siamo partiti. Quando è cominciata l'emergenza avevamo due laboratori e ora ne abbiamo 18. In Veneto erano 14 già dall'inizio. Sono state seguite le linee dell’Istituto Superiore di Sanità, ma anche se avessimo voluto fare più tamponi non avremmo potuto farlo”. Sulla situazione delle case di riposo, altro argomento sul quale i critici avevano ‘pestato’ forte, Testi ha allontanato le accuse: “Quello delle RSA è un problema, ma dire che l’Unità di crisi non ci abbia pensato è una bugia: non sono gestite dalle Asl, le responsabilità sono del gestore, del direttore sanitario e dei medici di medicina generale che devono monitorare la salute dei pazienti. Già dal 15 marzo sono stati dati suggerimenti per supportarne la tutela. Qui il problema non sono i tamponi, ma che il paziente sintomatico deve essere isolato indipendentemente dal fatto che lo abbia fatto o meno”. Coccolo ha anche annunciato che domani verranno resi noti i dati delle RSA. Testi ha infine replicato sulla mancanza di Dpi: “La mancanza dei dispositivi di protezione è mondiale e deriva da una mancanza centrale. È stato un problema vero che ci ha costretto a inventare delle strategie”.
Antonio Rinaudo, responsabile dell’area giuridica dell’Unità di crisi, ha supportato con forza le parole del collega: “Le critiche che abbiamo ricevuto sono fondate sulla sabbia, o si hanno dei riscontri oggettivi, altrimenti si parla a vanvera. Accetto un’accusa se è basata su un dato riscontrabile, ma veniamo attaccati su voci e pettegolezzi e sulla non conoscenza della materia”. L’ex magistrato, ha poi spiegato le difficoltà per reperire i materiali di protezione. “Le regioni si stanno facendo la guerra per riuscire a trovare il materiale”, ha detto, denunciando anche tentativi di truffa ai danni della Regione. Francesco De Rosa, infettivologo, membro del Comitato Scientifico, ha invece rivendicato il lavoro svolto a inizio emergenza: “L’anticipare le misure restrittive di una settimana è stato un grande vantaggio, che oggi ci consente di lavorare più sereni”.
In conclusione si può affermare che l’Unità di Crisi abbia respinto l’assedio, tant’è che sulla piattaforma Cisco, oltre ai giornalisti era collegato anche il presidente dell’ordine dei medici piemontesi, Guido Giustetto, che nelle scorse settimane aveva usato toni forti, parlando di “Medici di famiglia mandati allo sbaraglio senza protezioni e che pagano il conto sulla loro pelle”. Oggi, quando sul finire della conferenza stampa di corso Marche gli è stato chiesto un intervento, ha glissato.