La Brexit? È un problema che può diventare un’opportunità. Il messaggio viene dall’incontro "Brexit: nuovi scenari operativi", organizzato da Confindustria Cuneo per fare il punto sullo stato delle cose a meno di due settimane dall’addio ufficiale del Regno Unito all’Unione Europea.
L’abbandono in realtà è più formale che sostanziale, ma solo per il momento. Alla fine di quest’anno infatti cesserà il periodo di transizione previsto per i rapporti commerciali e a meno di nuovi accordi il Regno Unito si troverà a far fronte a dazi e quote nelle importazioni e nelle esportazioni come qualsiasi Paese extracomunitario. Con la differenza - sostanziale - che mentre alcuni Paesi godono già di storici accordi di carattere daziario con l’Unione, com’è il caso della Svizzera o del Canada, il regno di Elisabetta II dovrà costruirseli passo per passo ripartendo da zero.
L’eventualità è ormai più che concreta: fiscalità, trasporto delle merci e spostamenti di personale da e per l’Oltremanica sono i temi più scottanti, soprattutto per le aziende del territorio che hanno filiali in terra britannica. “Il vero problema sarà la perdita di tempo nelle transazioni: oggi si è abituati a consegnare la merce ai trasportatori che sono in grado di raggiungere Londra in breve tempo” spiega Giovanni Battista Mellano della Nord Ovest spa, azienda cuneese di spedizioni attiva su scala globale. La conseguenza più facile da prevedere è un aumento dei costi per le soste intermedie doganali: l’Agenzia delle Dogane, tuttavia, dà la possibilità di fissare un luogo autorizzato per il controllo delle merci, in modo da ridurre le attese.
C’è poi un’altra questione che interessa nello specifico le imprese dell’agroalimentare: “Andrà verificato il problema delle etichette. Non è detto che il marchio CE oggi riconosciuto nel Regno Unito abbia la stessa efficacia dal 1 gennaio 2021” avverte Mellano. Sul punto concorda la responsabile dei mercati internazionali di Confindustria Cuneo, Bianca Revello: “I britannici si sono già attrezzati per richiedere il riconoscimento dei loro marchi, ma per ora non c’è reciprocità sotto questo aspetto. Siamo chiamati a tutelarci al più presto se vogliamo evitare possibili appropriazioni indebite delle nostre Doc e Docg”.
Il Regno Unito, da parte sua, ha garantito agli imprenditori tramite l’ambasciata di Roma di essere già pronto a gestire una dogana extra Ue, affrontando in tempi contenuti le nuove procedure. Valerio D’Alessandro, vice direttore provinciale di Confindustria, si mostra ottimista: “Nell’immediato la Brexit si tradurrà in imposizioni ulteriori per le aziende, ma il processo più generale va visto come un’opportunità. Esistono solidi rapporti commerciali con l’isola e molti esportatori britannici potrebbero cogliere l’occasione per esternalizzare la loro produzione, aprendo nuovi stabilimenti sul nostro territorio”.
Flebile speranza o concreta ipotesi, solo il tempo potrà dirlo. Nel frattempo, l’associazione industriale si prepara a ogni eventualità e guarda a una minaccia incombente di ben diverso tenore: l’epidemia di coronavirus che ha bloccato i voli dalla Cina rischia infatti creare seri problemi alle aziende della Granda che operano in costante rapporto col gigante asiatico, sia per i ricambi e le materie prime che sotto il profilo economico. Il problema è stato sollecitato, tra gli altri, da due colossi come Ferrero e Miroglio e verrà affrontato in un prossimo incontro.