Nel 2022 sono stati consumati 17.345.841 kWh di energia elettrica per un costo totale sostenuto di 3.523.478 euro. La depurazione ha inciso per il 54% e la captazione per il 28%. La restante parte è suddivisa principalmente tra distribuzione, adduzione e potabilizzazione. È quanto fa sapere Acda, in un comunicato diffuso oggi sul tema degli incrementi per la spesa energetica derivati dalla carenza idrica.
Nel mese di gennaio 2023 sono stati prelevati dalla rete 1.484.440 kWh di energia pari all’11,9% in più dello stesso periodo dell’anno precedente. L’aumento è dovuto soprattutto alla carenza idrica che stiamo vivendo che determina maggiori oneri per l’adduzione (+150%) e per la distribuzione (+68%) a causa dei pompaggi utilizzati per portare acqua negli acquedotti in sofferenza in luogo della “caduta per gravità”. Il costo totale sostenuto per gennaio è pari a 420.790 euro, oltre il 28% in più rispetto al gennaio 2022. Le stime complessive per il 2023 variano tra i 4,760 mln e i 5,504 mln evidenziando un aumento molto significativo rispetto al 2021, anno in cui la spesa energetica complessiva è stata di euro 2,1 mln.
“Gli effetti dei cambiamenti climatici hanno modificato alcuni paradigmi con cui siamo cresciuti. Sappiamo che l’impatto sulla carenza idrica viene aumentato dalle perdite che caratterizzano tutta l’infrastruttura nazionale ma non deve essere un motivo per non affrontare la realtà. I maggiori costi energetici sono una prima ed immediata conseguenza. È la dura realtà per cui occorre elaborare nuovi modelli di consumo della risorsa idrica e maggiori investimenti sulla produzione energetica finalizzata all’autoconsumo”, dichiara Giuseppe Delfino, Amministratore delegato di Acda Spa.