La Città di Cuneo ha aderito formalmente all’iniziativa di legge per punire chi fa propaganda di fascismo e nazismo dal titolo "Legge Antifascista Stazzema”. Il progetto nasce su impulso del comune della Versilia segnato da una delle più tragiche stragi di civili messe in atto dai militari tedeschi, avvenuta nell'agosto del 1944 con 560 vittime.
L’ordine del giorno, condiviso da tutti i gruppi di maggioranza, è passato ieri sera (lunedì 22 febbraio) in Consiglio comunale con 24 voti favorevoli su 29 presenti, 4 contrari e un astenuto.
Il documento presentato da Tiziana Revelli ha acceso un dibattito tra le destre e parte della maggioranza. A intervenire per primo è stato Alberto Coggiola di Fratelli d’Italia: “Il fine di contrastare la propaganda nazista e fascista è meritevole, ma l’odg si dimentica del comunismo che in alcuni Paesi del mondo ha tolto i diritti fondamentali dei cittadini causando milioni di morti - ha detto l’avvocato -. Il controllo dovrebbe avvenire su tutti i totalitarismi, non solo quelli di destra, ma anche quelli di sinistra”.
“Il popolo italiano è antifascista, non rilevo una degenerazione tale da richiedere un aggravamento delle norme - ha poi aggiunto Coggiola -. La democrazia è già sufficientemente tutelata dalle norme esistenti”.
Le parole di Coggiola sul comunismo hanno incontrato la reazione di Simone Priola (PD) e di Nello Fierro (CBC), i quali hanno contestato l’accostamento dei totalitarismi di destra al ‘sol dell’avvenire’ e in particolare al Partito Comunista Italiano. L’esponente di Fratelli d’Italia ha poi chiarito il suo pensiero: “Ovviamente non mi riferivo a Berlinguer, ma ai tanti regimi in giro per il mondo”.
Una visione comunque non condivisa da Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni, che ha sentenziato: “L’equiparazione storica del comunismo e del fascismo è un falso storico”. “La realizzazione concreta del comunismo ha avuto aspetti autoritari, condannati già allora dal PCI che aveva preso le distanze, ma questa non va confusa con l’ideologia marxista, che tra un secolo o due sarà quella vincente perché coincide con le aspirazioni migliori dell’uguaglianza e della democrazia sostanziale”.
“Con rispetto per coloro che hanno creduto in quell’ideologia sbagliata (il fascismo n.d.r.), non è possibile riprodurne gli aspetti più volgari (riferendosi all’oggettistica inneggiante al ventennio) - ha poi aggiunto Sturlese manifestando la sua condivisione dell’ordine del giorno -. Credo che gli italiani debbano ancora fare i conti con quel periodo”.
Dopo gli interventi di Laura Menardi di Grande Cuneo, che ha annunciato voto favorevole pur stigmatizzando gli “aspetti di rottura”, e di Santina Isoardi del Partito Democratico (favorevole), è stato Beppe Lauria ad argomentare il suo no all’ordine del giorno.
“Prendo atto che oggi ci siano quelli più democratici di me, che mi spiegano cosa è giusto e cosa sbagliato: io sostengo il mio diritto a parlare e a pensarla come voglio - ha attaccato l’ex candidato sindaco, vicino alle posizioni di Casapound -. Mi viene da chiedere se non siete più fascisti voi di quanto non lo sia io”, ha affermato rivolto ai colleghi. “Ho libri e gadget di quel periodo e non li butterò via, non mi vergogno di dirlo - ha proseguito Lauria -. Li compro in libreria, non mi sento un sovversivo ma uno che vuole conoscere la storia del proprio paese”.
Poi la conclusione, annunciando voto contrario: “Condanno senza se e senza ma le leggi razziali, ma non voglio buttare via quel periodo. Mi vergogno più di questa epoca storica, dove uno passa a destra e a sinistra senza rappresentare alcun valore, ma per mero interesse personale. La gente i conti con il passato li ha già fatti, è la politica che ha bisogno di alimentare la contrapposizione".
Di seguito il testo del progetto di legge:
Progetto di legge di iniziativa popolare ai sensi dell’articolo 71, secondo comma, della Costituzione e della legge 25 maggio 1970, n. 352:
Art. 1.
1. Nel capo II del titolo I del libro secondo del codice penale, dopo l’articolo 293 è aggiunto il seguente:
«Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi eversivi del sistema democratico, anche attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne fa comunque propaganda richiamandone pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici. La pena di cui al primo comma è altresì aumentata di un terzo se il fatto è commesso con modalità ed atti espressivi dell’odio etnico o razziale. All’articolo 5, primo comma, della legge 20 giugno 1952, n. 645, le parole: «sino a» sono sostituite dalle seguenti: «da sei mesi a».
Art. 2
1. Al Decreto Legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito in Legge 25 giugno 1993, n. 205, recante “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa” all’art. 2 dopo il comma 1 aggiungere il seguente: “1-bis. Qualora in pubbliche riunioni di cui al comma 1, l’esposizione riguardi emblemi o simboli riconducibili al partito fascista o al partito nazionalsocialista tedesco, la pena di cui all’art. 2 comma 1, è aumentata del doppio.