CUNEO - La Corte Costituzionale boccia la legge urbanistica della Regione: ora che succede?

La legge Marin, voluta dalla giunta Cirio nel 2022, esce “azzoppata” dalla sentenza. Per Cuneo potrebbe significare lo sblocco dell’intervento sull’ex Policlinico

Andrea Cascioli 05/07/2024 17:22

Governo “batte” Regione Piemonte: la contestata legge regionale 7 del 2022 esce ridimensionata dal pronunciamento dei giudici della Corte Costituzionale, che hanno depositato giovedì la loro sentenza.
 
Sulla riforma urbanistica, presentata a nome dell’ex sindaco di Sestriere e consigliere regionale leghista Valter Marin, pendeva un’impugnazione dell’allora governo Draghi decisa nel luglio dello stesso 2022. L’esecutivo contestava la violazione di sette articoli della costituzione e dei “principi di leale collaborazione e buon andamento dell’amministrazione”. Secondo Palazzo Chigi, in particolare, una quarantina dei 110 articoli della legge si ponevano “in contrasto con la normativa statale in materia di governo del territorio, beni culturali, paesaggio, tutela dell’ambiente, della concorrenza, della salute e dei livelli essenziali delle prestazioni”.
 
L’esito del ricorso in Corte Costituzionale era atteso a Cuneo, perché da esso dipenderebbe - pare - la firma della convenzione tra il Comune e il privato che ha acquistato l’ex Policlinico di via Bassignano, ovvero la Sima Dati sas di Michelangelo Manassero, imprenditore che nel capoluogo gestisce la Agricolfarma di piazza Foro Boario. A norma di legge regionale, la società avrebbe potuto richiedere un ampliamento della già vasta metratura prevista per l’intervento: 3300 metri quadrati, su cui ricavare 28 alloggi e una parte di uffici. Ancora nel dicembre scorso l’assessore al Patrimonio Alessandro Spedale aveva garantito che la firma della convenzione sarebbe arrivata “dopo le feste”: “La proprietà ha manifestato l’intenzione di procedere alla firma della convenzione, senza attendere l’esito dello scontro sulla legge”. Promesse da marinai, dato che sono passati sette mesi senza che nulla si sia mosso, a parte la rimozione delle barriere sui marciapiedi.
 
Ex Policlinico a parte, un lettore della nostra testata, Federico Sandrone, avverte che le conseguenze della sentenza potrebbero essere molto significative: “Ad una prima e velocissima lettura del solo dispositivo, le dichiarazioni di illegittimità costituzionale non sembrerebbero essere tantissime, ma nella realtà alcune di queste sono molto ‘impattanti’ con pesanti implicazioni, in particolare per coloro che ignari si sono fidati delle rassicurazioni dell’allora maggioranza regionale e hanno applicato dette disposizioni che ora sono state ‘folgorate’ dalla Corte Costituzionale”.
 
Si segnalano in particolare i passaggi inerenti gli interventi di ristrutturazione tramite ampliamenti con bonus percentuali (“in quanto si è tolta la possibilità di ‘superare i parametri edilizi e urbanistici previsti dagli strumenti urbanistici e …’”), l’eliminazione della parte relativa al recupero dei sottotetti (il testo originario recitava “il recupero dei sottotetti esistenti è sempre ammesso indipendentemente dagli indici o dai parametri urbanistici ed edilizi previsti dai PRG e …”) e infine l’abrogazione di alcune disposizioni specifiche quantitative per definire le “variazioni essenziali”: “Non si potrà certo fare riferimento a quelle previgenti alla L.R. 7/2022 - avverte l’autore della riflessione -. Dovremo quindi fare riferimento a quelle molto più generiche di cui all’art. 32 del D.P.R. 380/2001 e s.m.i.”.
 
Conclude Sandrone: “Ora sicuramente si aprirà un periodo di incertezza per tutti coloro che hanno utilizzato dette disposizioni, in quanto le sentenze di incostituzionalità producono effetti retroattivi per i rapporti non ancora conclusi o perfezionati, comportando la caducazione fin dall’inizio delle norme e quindi l’illegittimità degli atti emessi sulla base delle disposizioni normative interessate, questo con il solo limite (e conseguente salvezza) degli atti che hanno i c.d. ‘rapporti esauriti’. Tutto questo con un po' di buon senso poteva sicuramente essere evitato, in tempi non sospetti (25/7/2023) il Coordinamento dei Comitati piemontesi di Salviamo il Paesaggio - Difendiamo i Territori, congiuntamente a Pro Natura Piemonte, Italia Nostra Piemonte e Legambiente Piemonte, aveva inviato al Presidente Cirio, al Vicepresidente Carosso, al Presidente della II Commissione Marin ed a tutti i Gruppi consiliari, uno specifico documento (che si allega in copia alla presente) con evidenziati gli ‘effetti e le problematiche’ di un’eventuale sentenza di incostituzionalità, ora chi risponderà di questo?”.

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