CUNEO - 'La criticità più grande è stata l'assoluta mancanza di una rete di medicina territoriale'

L'intervento del presidente della Regione Alberto Cirio a 'Sono le Venti' sul Nove: 'Sui tagli alla sanità la politica deve fare mea culpa'

a.d. 16/04/2020 12:54

Ad inizio emergenza ero presidente del Piemonte da sette mesi, e in sette mesi la sanità non la risani né la distruggi: fai con quel che hai. Non ho mai polemizzato, ma è chiaro che ho combattuto questa guerra con l’esercito che ho trovato”. Lo ha detto il presidente della regione Alberto Cirio ieri sera, mercoledì 15 aprile, intervenendo in collegamento a “Sono le Venti”, trasmissione televisiva in onda sul canale Nove condotta da Peter Gomez. L’ex europarlamentare albese ha ribadito alcuni dei concetti già espressi nei giorni precedenti, replicando ad alcune delle critiche arrivate da più fronti relativamente alla gestione dell’emergenza Coronavirus in Piemonte.
 
La criticità più grande - ha detto Cirio - è stata l’assoluta mancanza di una rete di medicina territoriale, quella che avrebbe permesso di curare meglio le persone a casa prima che arrivassero negli ospedali. Noi abbiamo predisposto l’attivazione delle Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale, ndr), ma è inevitabile che poi le Asl e i presidi territoriali abbiano dovuto attuarle con i mezzi che avevano. I Sisp, i soggetti che devono predisporre l’esecuzione del tampone, quando abbiamo iniziato la crisi avevano 450 addetti, oggi siamo arrivati a 750”. Il presidente ha poi ribadito quanto già spiegato nelle ultime settimane sulla questione tamponi: “All’inizio dell’emergenza avevamo sul territorio solo due laboratori abilitati all’analisi dei test, oggi ne abbiamo diciotto, che diventeranno venti. Non dimentichiamo che negli ultimi cinque anni la sanità piemontese ha avuto un taglio di oltre 1600 addetti, sono stati ridotti o chiusi dodici presidi ospedalieri”.
 
Il direttore dell’edizione online del Fatto Quotidiano ha poi incalzato Cirio anche sul tema della discussa delibera regionale relativa al trasferimento nelle RSA dei pazienti Covid per alleggerire la pressione sugli ospedali: “Si tratta di una delibera fatta in un contesto in cui le persone, in altre regioni, morivano in ambulanza, in cui andavano necessariamente liberati posti letto negli ospedali, ma non abbiamo mai pensato di mischiare malati Covid e ospiti delle RSA: nella delibera è scritto chiaramente che le strutture potevano avere l’autorizzazione ad ospitare pazienti in spazi separati, con personale esclusivamente dedicato ai malati Covid, solo dopo sopralluogo della Commissione di Vigilanza dell’Asl. E’ stata comunque una misura emergenziale che oggi non è più attuata”. 
 
Questa emergenza deve indurre la politica a fare profonde riflessioni e un “bagno di realismo” sul tema dei tagli alla sanità, sul quale va fatto un grande mea culpa, e sull’importanza della sanità pubblica”, ha concluso Cirio.
 
 

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