È stato presentato con un evento online il Quaderno 40 della Fondazione CRC dal titolo Granda e global. Internazionalizzazione del sistema produttivo cuneese. La ricerca, promossa dalla Fondazione CRC nell’ambito dell’attività realizzata dal proprio Centro Studi e Innovazione, è stata svolta in collaborazione con il Professor Marco Mutinelli dell’Università di Brescia e con la società R&P Ricerche e Progetti.
Il Quaderno 40 completa il ciclo di analisi degli scenari futuri Green, Smart, Global (Quaderno n. 21, Granda e Green. Green economy in provincia di Cuneo e Quaderno numero 32, Granda e Smart. Esperienze smart in provincia di Cuneo, disponibili alla pagina
www.fondazionecrc.it/index.php/analisi-e-ricerche/quaderni) e analizza i principali nodi del dibattito sulla capacità di attrazione di nuovi insediamenti produttivi provenienti dall’esterno, così come le potenzialità dei sistemi locali di proporsi sui mercati esteri. In particolare, il lavoro presenta i dati sulle tendenze in atto degli investimenti diretti all’estero (IDE), sia in entrata che in uscita, e illustra un’indagine diretta rivolta alle imprese cuneesi maggiormente interessate dai processi di multinazionalizzazione (imprese cuneesi che hanno investito all’estero e imprese cuneesi a capitale straniero).
I principali risultati
La ricerca fotografa un territorio, quello cuneese, estremamente votato allo scambio internazionale, come dimostrano i volumi delle esportazioni locali per addetto (108 migliaia di euro) sopra la media nazionale (95 migliaia di euro). Nel dettaglio, questa vivace propensione all’export rimane tuttavia a corto raggio, infatti più del 70% del valore delle esportazioni deriva dagli scambi con i soli Paesi europei. Inoltre, la capacità di esporsi sui mercati esteri è concentrata in poche imprese: il 50,3% dell’export cuneese è generato da 28 imprese, ossia il 2% del numero totale di imprese sul territorio. Per quanto riguarda gli investimenti stranieri in entrata, si segnalano alcune caratteristiche apprezzabili tipiche della provincia, come quella di aver attirato investimenti “di qualità”, ossia investimenti che hanno dato valore ai prodotti, alle tecnologie, alla conoscenza del tessuto produttivo locale, che lasciano autonomia e generano di solito effetti positivi. I processi di internazionalizzazione all’estero sono stati perlopiù votati a radicarsi su importanti mercati di sbocco.
Emergono alcuni punti di forza - qualità della vita e della forza lavoro, clima industriale disteso - e criticità - in particolare inadeguatezza delle infrastrutture e normativa troppo complessa. Ma soprattutto emerge come rilevante il tema della disponibilità, della quantità e della qualità delle risorse umane per rispondere alle sfide dell’internazionalizzazione.
A partire da queste evidenze, il Quaderno affronta anche la riflessione circa l’impatto della pandemia sulle dinamiche dello scambio internazionale. La provincia di Cuneo, a tal proposito, finora non ha mostrato mutamenti significativi del proprio quadro economico, se non un rallentamento delle nuove iniziative di investimento (tre i nuovi investimenti registrati, contro i dieci del 2019).
Altro punto d’interesse riguarda l’internazionalizzazione dei servizi e l’internazionalizzazione non osservata: la ricerca evidenzia che, per parlare oggi di internazionalizzazione, bisogna considerare anche altri elementi oltre a quelli degli investimenti dei sistemi produttivi, perché l’apertura di un territorio non consta solo di movimenti di merci e capitali. Anche gli enti non economici, le istituzioni pubbliche, le organizzazioni sociali e di volontariato, le agenzie culturali, del welfare e della formazione, i sindacati e le Fondazioni di origine bancaria sono attori sempre più incentivati a sviluppare progetti e scambiare risorse tra pari o con enti all’estero. Infine, l’internazionalità di un territorio – tema scontato, ma forse non sufficientemente messo a fuoco – è associata alla mobilità e agli scambi delle persone: è questa l’unità di misura del grado di apertura dei sistemi locali, emersa dai colloqui con alcuni degli imprenditori intervistati.
Il lavoro si conclude con alcune indicazioni per incrementare il potenziale di attrazione del territorio. Tra queste, una maggiore integrazione tra la domanda di competenze tecniche da parte delle imprese e i piani formativi forniti dalle università e un investimento a tutti i livelli, dalle esperienze all’estero degli studenti alla formazione di partnership tra imprenditori locali e investitori industriali stranieri, sull’internazionalizzazione del territorio.
“Il Quaderno 40 affronta un tema cruciale per lo sviluppo futuro non solo del nostro territorio, ma in generale per l’Italia e l’Europa: quello dell’internazionalizzazione. Il momento complesso che stiamo vivendo richiede uno sforzo collettivo per fare convergere tutte le energie e affrontare insieme le grandi sfide che il futuro ci propone” ha affermato Ezio Raviola, Vice Presidente della Fondazione CRC. “La Fondazione vuole confermare e, se possibile, incrementare il proprio sostegno alla comunità provinciale sia attraverso la leva economica, sia attraverso l’offerta di occasioni di approfondimento, di formazione e di collaborazione: con il lavoro presentato oggi siamo sicuri di offrire un contributo significativo”.
“Intesa Sanpaolo è posizionata in modo ottimale per sostenere le imprese nei loro piani di sviluppo all’estero e nei loro investimenti a lungo termine per migliorare la competitività e aprirsi a nuovi mercati” ha commentato Gian Maria Gros-Pietro, Presidente Intesa Sanpaolo. “Quella dell’internazionalizzazione è una partita fondamentale per il Paese, che deve ripartire al più presto innescando un’accelerazione della crescita anche in termini di attrazione degli investimenti internazionali. I territori piemontesi, e il Cuneese in particolare dove già oggi riscontriamo segnali positivi, potranno beneficiare pienamente delle risorse messe a disposizione dai piani governativi e del supporto solido e continuativo della Banca”.
“Lo storico e tuttora attuale influsso delle multinazionali, molto ben rappresentate nella nostra provincia, contribuisce a generare un modo di pensare internazionale e a orientare il business delle Pmi” ha sottolineato Giuliana Cirio, Direttore di Confindustria Cuneo. “Sollecitiamo un concreto piano di aiuto all’export a livello nazionale, regionale e locale a lungo termine, che possa indentificare direttrici su mercati nei quali vi siano ancora spazi per le nostre aziende e supportarle nel dotarsi di strumenti che ne aumentino l’attrattività e la competitività internazionale”.
“I dati emersi dal Quaderno della Fondazione sull’internazionalizzazione della nostra provincia non mi stupiscono, ma mi rendono orgoglioso” ha aggiunto Federico Borgna, presidente della Provincia di Cuneo. “La presenza di multinazionali e l’attitudine all’internazionalizzazione del territorio provinciale si uniscono alla grande capacità di governance che la nostra provincia ha mostrato. Siamo la prima, e per molto tempo unica, provincia ad aver presentato una candidatura condivisa, definita attraverso una regia ampia a cui ha preso parte la Fondazione CRC e tante istituzioni del nostro territorio, ai fondi messi a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.