“Costituire una filiera delle carni di selvaggina selvatica italiana per limitare i danni causati alle colture dagli ungulati, contrastare l’illegalità riscontrata nella commercializzazione di questi prodotti e garantire certezza sulla provenienza”. Lo hanno chiesto con un’interrogazione al Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli i senatori della Lega Giorgio Maria Bergesio, Francesco Bruzzone, Gianpaolo Vallardi, Gianfranco Rufa e Cristiano Zuliani.
In Italia la presenza di ungulati ha raggiunto numeri preoccupanti: negli ultimi 10 anni il numero dei cinghiali selvatici è raddoppiato passando da 600.000 a oltre 2 milioni di esemplari.
“Nonostante ciò, nel nostro Paese il 90% della selvaggina selvatica, soprattutto carne di cinghiale, che ha importanti qualità organolettiche e nutritive, è importato, senza che il consumatore possa individuarne la tracciabilità”, spiega il Senatore cuneese Bergesio.
“Eppure – aggiunge Bergesio – la creazione di una filiera delle carni italiane da specie selvatiche potrebbe essere una risposta efficace alle strategie mirate a ridisegnare l’agricoltura in chiave sostenibile, contrastando le tante forme di illegalità nella commercializzazione di questi prodotti. E all’esigenza dei cittadini di poter consumare cibi di cui è certa la provenienza e di alto livello qualitativo”.
Il 25 marzo 2021 la Conferenza Stato Regioni ha approvato le nuove Linee Guida in materia di igiene delle carni di selvaggina selvatica, al fine di armonizzare la norma nazionale con le indicazioni del Regolamento UE 853/2004. Varie Regioni hanno adottato interventi per favorirne la commercializzazione, ma in Italia non si è ancora sviluppata una filiera controllata della selvaggina selvatica.
“Occorre avviare un processo di regolamentazione per favorire l’avvio di filiere di qualità”, dice Bergesio, che precisa: “Sarebbe importante per la filiera italiana avere un sostegno economico per l’adeguamento delle strutture di macellazione, anche nelle aziende agricole, alla lavorazione di queste carni”.